«Quel giorno, quando spararono a Gianni, la mia vita fu spezzata in due». «Si è scritto e si è detto così tanto dell’omicidio: migliaia di ipotesi e nessuna che svelasse un briciolo di verità». «È ridicola la scena di Ricky Martin che tiene il corpo di Gianni stretto tra le sue braccia: sembra che abbiano voluto copiare la Pietà di Michelangelo. Magari è solo una licenza poetica del regista, ma non è così che reagii io». «Sentendo gli spari mi si gelò il sangue». «Vidi Gianni a terra in una pozza di sangue. Poi diventò tutto nero, mi spinsero via e non vidi più niente. Gianni non aveva mai incontrato prima il suo assassino, non si erano mai conosciuti… ma adesso lasciamo perdere».
Così Antonio D’Amico, storico compagno di Gianni Versace, ha ricordato dalle pagine dell’Observer (il domenicale del Guardian) quanto accaduto quel 15 luglio 1997, quando lo stilista venne ucciso davanti alla sua villa di Miami Beach dal 27enne Andrew Cunanan.
D’Amico, oggi 58enne, ha definito ‘ridicola’ la stagione di American Crime Story interamente dedicata all’omicidio di Versace, con Ryan Murphy e i suoi autori che mai l’hanno contattato per conoscere la sua versione dei fatti. Ad indossarne gli abiti sul piccolo schermo Ricky Martin, con Darren Criss in quelli del serial killer.