Quasi un milione e mezzo di persone hanno invaso le strade di Londra, nella giornata di ieri, per celebrare i 50 anni della depenalizzazione dell’omosessualità.
Poco dopo Stonewall, che festeggerà i 50 anni nel 2019, i gay, le lesbiche, i bisessuali e i transgender inglesi iniziarono a scendere in piazza per pretendere diritti da un Paese che li considerava malati, fuorilegge.
50 anni dopo in Inghilterra ci si può sposare e si può adottare, con una spettacolare e colossale parata che ha travolto il centro.
Come visto a Madrid 7 giorni fa con il World Pride, anche a Londra si è di fatto costretti ad assistere alla sfilata dai lati della strada. Al di là delle transenne, per intenerci, con quasi 30.000 partecipanti accolti trionfalmente da una folla colorata, festante e rumorosa. Decine e decine di associazioni e carri, tra pallanuotisti e maratoneti, motociclisti e ciclisti, studenti e nerd, pompieri e infermieri, rugbisti e calciatori, mormoni e conservatori, le guardie della Regina e l’esercito britannico.
Nel mezzo, perché il Pride di Londra è anche ‘marketing’, un fiume di aziende che senza alcun problema ci mettono la faccia, con il carro del Sindaco (ebbene sì, il Sindaco ha un suo carro) a completare una parata che vede le istituzioni presenti in massa, come mai accaduto neanche lontanamente in Italia, in un Paese che 50 anni fa riteneva l’omosessualità reato. Poi, dal 2000 ad oggi, la corsa sfrenata verso i diritti. 17 anni fa la possibilità dei gay dichiarati di poter servire nell’esercito, nel 2002 le adozioni, dal 2005 le unioni civili e dal 2013 il matrimonio egualitario. Eppure si continua a scendere in strada, sempre più rumorosi e orgogliosi, perché il Pride è anche questo. Rivendicazione, senso d’appartenenza, pura celebrazione. E mai smetterà di esserlo.
La generazione a cui aggrapparci #loveislove🌈 #londonpride #londrapride #ondapride
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La banda della Regina #londonpride #londrapride #ondapride
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