‘Il problema in realtà era il suo piede, e tragicamente, c’era molto poco da fare. Una volta ci ha mostrato il danno causato dalla malattia sull’articolazione, dicendo: “Oh, Brian, mi dispiace di averti sconvolto con questa scena”. Mentre io ho commentato: “Freddie non sono sconvolto, ma ora mi rendo conto che stai soffrendo un dolore terribile”. I suoi annunci iniziavano con “Beh, presumo che sappiate…”. Fu così che a un certo punto, quando era già più che ovvio che era gay, ci disse “presumo che sappiate che nella mia vita privata c’è stato qualche cambiamento”, e anni più tardi, che era malato. “Sono alle prese con questa malattia, non ne voglio parlare, non voglio che la nostra vita cambi, ma questa è la situazione”. Ci diceva queste cose e poi cambiava discorso. Se la malattia lo avesse colpito anche solo qualche mese più tardi, Freddie sarebbe ancora qui con noi… ma non posso pensarla così, altrimenti impazzisco’.
Così Brian May dei Queen ha ricordato sulle pagine del Sunday Times gli ultimi giorni di Freddie Mercury, deceduto nel 1991 a causa di quell’AIDS che in quei mesi era praticamente una condanna a morte.
I «cocktail magici» di farmaci antiretrovirali divennero disponibili dopo poco tempo, e Mercury, silente sulle sue reali condizioni fino a 24 ore prima di morire, pagò con la vita quella maledetta tempistica.