Domani verranno annunciate le nomination ai Diversity Media Awards 2017, premi LGBT nati lo scorso anno per volere di Francesca Vecchioni, 41 anni, figlia del cantautore Roberto nonché madre di due bambine avute con l’ex compagna Alessandra.
Oltre alle candidature, indirizzate ai film, alle serie, agli articoli di giornale e alle trasmissioni che più nel corso del 2016 si sono contraddistinte nel raccontare l’Italia LGBT, verrà presentato il «Diversity Media Report», quest’oggi anticipato in parte in un’intervista al Corriere della Sera.
Una ricerca sulla rappresentazione di tematiche e persone lgbt nei media italiani condotta da 10 atenei, centri di ricerca italiani dall’Osservatorio di Pavia.
«Sulla base dell’analisi dei ricercatori abbiamo selezionato chi nell’ informazione e nell’intrattenimento nel 2016 è riuscito a raccontare questo mondo al meglio, cioè abbattendo stereotipi e pregiudizi. Negli ultimi dieci anni solo 147 notizie all’ anno dei principali telegiornali riguardavano le persone lgbt. Nel 2015 sono state 320 e nel 2016 sono triplicate: 1.037. Ma soprattutto è cambiato il modo di parlarne: i media hanno iniziato a dare sempre di più voce a gay, lesbiche e transgender, ai loro familiari e a coloro che li conoscono, per esempio perché lavorano con loro. Fino a qualche tempo fa non era così, le persone lgbt erano soprattutto oggetto di un discorso fatto da altri, come se fossero una specie esotica vista da lontano». «Una tendenza che si riflette anche nell’entrata di gay e lesbiche in format già collaudati, come i reality show o i talent».
Una piccola e colorata rivoluzione, che non a caso è esplosa nell’anno delle unioni civili, anche se, sottolinea la Vecchioni, ‘spesso si continua a considerare le esistenze e le storie di gay, lesbiche e trans un oggetto di contraddittorio: opinioni e non fatti. Su questo c’ è ancora molto da fare‘. Ma molto è stato fatto e tanto è cambiato persino rispetto a 12 mesi fa, per un’Italia che finalmente si apre con colpevole ritardo al nuovo millennio.