Il sistema elettorale americano è strano.
Non vince chi raccatta più voti bensì ‘grandi elettori’. Ogni Stato ne ha una sua quantità, con l’ovvia conseguenza che alcuni Stati diventano fondamentali, perché portatori sani di una ricca quantità di ‘grandi elettori’. Tra questi spicca la Florida (29 grandi elettori, solo California e Texas ne hanno di più), che 12 anni or sono regalà senza non pochi magheggi la presidenza bis a George W. Bush. Qui, sondaggi alla mano, Doland Trump è in vantaggio su Hillary Clinton, che nella giornata di ieri è scesa in campo per far suo l’elettorato LGBT.
La candidata democratica ha letteralmente fatto campagna elettorale in una discoteca gay di Wilton Manors.
‘Questa elezione determinerà se potremo continuare i progressi che abbiamo fatto o farli finire chissà dove. Sappiamo che Trump ha promesso che sarà lui a nominare i giudici della Corte Suprema, che proverà ad annullare l’uguaglianza del matrimonio e che abrogherà quelle azioni contro le discriminazioni promosse dalla Presidenza Obama. Lavoreremo insieme per arrivare ad una generazione libera. Noi lavoreremo sul bullismo, sulla violenza e sulla piaga dei giovani senzatetto LGBT. E porremo fine alle dannose e cosiddette terapie di ‘riparazione’.
Al fianco del misogino Trump, come dimenticarlo, c’è il conclamato omofobo Mike Pence, governatore dell’Indiana che lo scorso anno ha messo la sua firma sulla ‘legge sulla libertà religiosa’, che di fatto autorizza aziende e privati a negare servizi essenziali alle persone LGBT.
Semplicemente daje Hillary.