«Hanno un po’ sottovalutato questa passione. Poi il primo sospetto ce l’ha avuto mio padre quando gli ho fatto firmare la liberatoria a 17 anni per andare all’Accademia di Sanremo. Quando ascoltarono il mio primo disco, erano scioccati. Io ero chiuso, non parlavo mai, non sapevano nulla di me. Ricordo le loro facce sconvolte. Si sono chiesti: “Ma da dove escono queste canzoni? Questo non ci dice manco ciao… Abbiamo un marziano in casa…”. In 15 anni li ho stremati emotivamente!». «Ero un ragazzo casalingo. Poi tutto a un tratto i miei non mi hanno più visto. Senza volerlo, sono stato spietato nei loro confronti. Li ho obbligati alla mia assenza per lunghi periodi e questo li faceva soffrire. Non li ho fatti soffrire da adolescente perché andavo bene a scuola, ero perfetto, non ho mai fumato una sigaretta, non mi sono mai drogato. Poi, però, ho creato questa “anoressia emotiva”: togliere, togliere, togliere. Forse volevo sentirmi desiderato, non so».
Così Tiziano Ferro, via Tv Sorrisi e Canzoni, ha ricordato quanto accaduto 15 anni fa, quando Perdono divenne tormentone radiofonico e il suo disco d’esordio scalò le vette della classifica.
Un Tiziano ormai ‘californiano’ d’adozione, avendo messo radici in America.
«Ho sempre vissuto in viaggio. È stata una costante della mia vita: a 20 anni, da Latina, me ne vado a Roma, poi in Messico, poi l’Inghilterra, Milano… Tre anni fa il mio arrangiatore Michele Canova si trasferisce a Los Angeles… Io ci ho messo del tempo a smettere di avere paura dell’America. Ho scelto la California perché ha questo atteggiamento di sorriso, di felicità, di accoglienza perenne, anche se, sotto sotto, non è proprio così. All’inizio non riuscivo a capire questo luogo. Poi ho trovato la chiave: avere degli amici lì».
Cucciolo lui. Ci si vede all’Olimpico st’estate, Tizianuccio.