E’ Sindaco di Roma da un mese e in un mese non ha praticamente fatto nulla, Virginia Raggi.
Città ancor più sporca e puzzolente di prima, caos differenziata, centurioni tornati a stressare i turisti all’ombra dei monumenti e camioncini pronti ad assaltare nuovamente le strade del centro per la gioia dei Tredicine. Tutto questo tra giugno e luglio, quando il ‘caos’ metropolitano è storicamente frenato dalle vacanze. Cosa potrà accadere a settembre, con l’inizio del nuovo anno scolastico, solo Dio lo sa.
Ebbene dopo un mese di litigi interni al Movimento e di agghiacciante nulla politico, la Raggi ha presentato il suo piano di rilancio per la Città Eterna.
44 pagine di programma in cui i diritti LGBT non hanno trovato spazio.
Nemmeno un paragrafo. Una riga. Un accenno. Una virgola.
Roma quindi non solo non è pronta ad attivare tutte le procedure necessarie per le unioni civili, che entro metà agosto diverranno realtà (unica grande città d’Italia ad avere un simile ritardo), ma a detta del Movimento 5 Stelle e della sua Sindaca non ha neanche urgenze o necessità di alcun tipo legate ai diritti di gay, lesbiche e transgender.
Dopo averci cancellato dal programma pre-elettorale in 12 punti di inizio giugno, la Raggi è riuscita nell’impresa di ometterci persino dal programma monster di 44 pagine post-elezioni, dove hanno invece trovato spazio i diritti degli ANIMALI. Di fatto come se non esistessimo, come se vivessimo in RaimbowLandia.
Perché se a Torino l’Appendino vola, a Roma Virginia già barcolla, tra immobilismo, gaffes, palese (e annunciata) incapacità e clamorose dimenticanze. Che forse proprio ‘dimenticanze’ non sono.