Ha diluviato, a Milano, e questa è sfiga.
Ma certo è che da qui a tramutare un concerto in pura fuffa ce ne vuole.
L’Anti-Tour di Rihanna, sbarcato a San Siro nella serata di ieri, ha infatti suscitato non poche polemiche.
Stadio tutt’altro che sold out (ma in confronto ai vuoti di Wembley e Torino era Woodstock), ritardo di 45 minuti (via alle 22:15), scaletta cambiata, canzoni tagliate, lei visibilmente svogliata/scoglionata e soprattutto durata ridicola: 75 minuti appena.
Un’ora e quindici minuti.
Alle 23:30 era già tutto finito, per la gioia di chi aveva attraversato l’Italia per ascoltare la propria beniamino dal vivo.
Peccato che Rihanna, cosa ormai certificata, sia l’anti-tour per eccellenza, in quanto prodotto commerciale studiato nei minimi dettagli e probabilmente arrivato agli sgoccioli di una carriera che in 10 anni l’ha comunque vista vendere un fottio di singoli, infrangere record Billboard e scalare le classifiche di mezzo mondo. Ma non venite a chiederle di cantare e soprattutto ballare dal vivo, perché alla scucchiona frega cazzo. E allora perché cascare dal pero, una volta assistito all’ovvio?