Criticabile pezzo quello pubblicato oggi da Claudio Biazzetti su Rolling Stone.
Al centro del contendere la sentenza che ha portato Fabri Fibra a dover risarcire Valerio Scanu per diffamazione.
Una sentenza che ‘crea un precedente’, sottolinea Biazzetti, per poi affondare:
‘E’ chiaro che oggi più che mai l’omofobia è un problema concreto. La recente strage di Orlando non fa che confermarlo, ma credo che andarsela a prendere con i rapper sia più una caccia alle streghe che un modo efficace per combattere la discriminazione’.
Peccato che proprio su questi testi e su queste canzoni si formino molti giovani di oggi, ed è allora doveroso frenare certe offese gratuite e diffamanti, certi luoghi comuni sull’omosessualità e sulle minoranze, qui nascoste dietro il paravento della libera e espressione artistica. Biazzetti, poi, ricorda quanto fatto da Marco Mengoni nel 2010 proprio con Fibra, evitando la la querela perché ‘viviamo in un Paese libero e ognuno è libero di dire quello che vuole’. Ed è qui che il giornalista scade nell’ulteriore e incredibile insulto a Scanu:
‘Come a dire, fra artisti ci si capisce subito. A sguinzagliare gli avvocati sono altri’.
Insomma, va a finire che la colpa è di chi ha querelato, vincendo la causa, e non di chi ha diffamato, tramutato in martire.