Omar Mateen ha ucciso 49 persone e ferito altri 53 innocenti, poco meno di due settimane fa, all’interno della discoteca Pulse, ad Orlando.
24 ore dopo, come dimenticarlo, cominciarono a circolare voci su una presunta e repressa omosessualità di Mateen, due volte sposato, marito e padre, perché visto più volte all’interno del locale e a quanto pare frequentatore di app come Grindr e Tinder.
Ebbene secondo quanto riportato dal Los Angeles Times l’FBI non riterrebbe affatto credibile questa pista. Anzi.
Non sono state trovate foto, sms e messaggi whatsapp compromettenti, applicazioni o link a siti porno gay all’interno del suo telefonino e del suo computer, così come la localizzazione del suo cellulare non ha suggerito chissà quale vita ‘segreta gay’ da parte di Omar.
La pista dell’omofobia, chiara e semplice sin dall’inizio e di fatto ufficializzata dal padre che parlò di un figlio ‘infastidito’ dai baci tra uomini, è così tornata prepotentemente a galla. Due giorni fa tale Miguel ha rilasciato un’intervista tv in cui ha confessato di aver avuto una storia con Mateen, conosciuto su Grindr e frequentato per mesi, fino al dicembre del 2015:
«Adorava i Latinos, i Latinos gay, con la pelle scura – ma si sentiva rifiutato. Si sentiva usato da loro – c’erano momenti al Pulse in cui si sentiva molto male. I ragazzi lo usavano. Questo lo faceva stare male davvero. Penso che questa cosa orribile che ha fatto sia stata una vendetta».
Evidentemente tutto falso, ad oggi, visto che prove anche minime che confermino queste voci non ne esistono. Gay represso o meno, tra le altre cose, Omar Mateen era semplicemente un pazzo.