“Non direi che è stata una tempesta, perché per me le tempeste sono una brutta cosa. Ho aiutato un sacco di gente. Ero così ingenuo quando ho fatto coming out. Non stavo cercando di diventare una fonte d’ispirazione o un attivista glbtq, così come qualsiasi altra cosa, stavo solo cercando di essere me stesso. Poi ho iniziato a leggere le cose che mi scrivevano: e-mail, lettere, tweet, messaggi, tutto – ed erano più positive che negative. ‘La gente diceva ‘oh mio dDio, non riesco proprio a credere che tu abbia avuto il coraggio di farlo’. E io rispondevo loro, ‘sto solo vivendo la mia vita’. Così tanti giovani che avevano paura di dirlo ai loro genitori, mi hanno scritto che hanno trovato il coraggio per fare coming out grazie a me. E’ stato incredibile. C’è stato un amico che mi ha detto di chiamare sua cugina, che aveva tentato il suicidio due volte. Dopo aver ascoltato la mia storia ha promesso a se stessa che non l’avrebbe mai più fatto È fantastico. Le persone si suicidano perché non riescono a gestire pressione e stress. E’ molto triste. Se per vivere la mia vita posso salvare qualcuno, lo farei di nuovo.“
Pensieri e parole via ATTITUDE firmate Michael Sam, primo storico giocatore della National Football League americana ancora in attività a fare coming out, nel 2014. Perché se sei una persona famosa e getti la maschera diventi automaticamente un ‘esempio’, nonché simbolo di coraggio nell’affrontare quell’io che proprio niente ha da nascondere agli altri.