‘Un figlio gay? Lo brucerei nel forno’ – primo storico indagato per omofobia

Condividi

depaoli

Arriva dalla Liguria una pagina di storia all’italiana.
Giovanni De Paoli, consigliere regionale leghista, è stato iscritto dalla Procura di Genova nel registro degli indagati per diffamazione aggravata.
Anzi, per omofobia. Non era mai successo nulla di simile nei confronti di un politico.
Secondo quanto riportato da alcuni componenti dell’Agedo, infatti, De Paoli disse, settimane fa: ‘Un figlio gay? Lo brucerei nel forno’.
Parole smentite dal consigliere ma ora pronte a finire in un’aula di tribunale, grazie alla denuncia fatta partire da Cathy La Torre di GayLex, che ha presentato l’esposto insieme a Michele Giarratano e al Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione.

«La Procura ha ritenuto estendibile a questo caso la cosiddetta “legge Mancino”, che punisce solo l’odio razziale, e di cui da 10 si chiede l’estensione anche ai reati spinti da odio omofobo». «Già da domani presenteremo un esposto contro Mario Adinolfi. Politici e rappresentanti delle istituzioni credono che offendere e istigare all’odio contro gay, lesbiche e trans, in assenza di una legge, sia tutto sommato permesso. Ancora una volta la magistratura ha dimostrato di essere più avanti della politica».

Con l’iscrizione nel registo degli indagati per ‘omofobia’ da parte della procura, infatti, si è creato un clamoroso precedente che potrà finalmente abbattere quel muro ad oggi rimasto sempre in piedi, dando l’opportunità ai politici nostrani di insultarci liberamente, perché ‘protetti’ dal vuoto legislativo.
Tutto questo in attesa che la legge contro l’omofobia firmata Scalfarotto, ferma al Senato dal 2013, torni finalmente galla. Ma nell’attesa, iniziate a strigne cattoestremisti.

Autore

Articoli correlati

Impostazioni privacy