“Io preferisco che le persone omosessuali vengano a confessarsi, che restino vicine al Signore, che si possa pregare insieme. Puoi consigliare loro la preghiera, la buona volonta’, indicare la strada, accompagnarle”. “Avevo detto: se una persona e’ gay, cerca il Signore e ha buona volonta’, chi sono io per giudicarla?”. “Avevo parafrasato a memoria il Catechismo della Chiesa Cattolica, dove si spiega che queste persone vanno trattate con delicatezza e non si devono emarginare”. “Innanzitutto mi piace che si parli di ‘persone omosessuali’: prima c’e’ la persona, nella sua interezza e dignita’. E la persona non e’ definita soltanto dalla sua tendenza sessuale: non dimentichiamoci che siamo tutti creature amate da Dio, destinatarie del suo infinito amore“.
Via “Il nome di Dio e’ Misericordia”, libro-intervista del vaticanista Andrea Tornielli, così parlò Papa Francesco, a capo di quella Chiesa che pochi mesi fa ha di fatto cacciato con il marchio dell’INFAME monsignor Krzysztof Charamsa, causa coming out.
Un Papa che parla di ‘delicatezza’ ed ‘emarginazione’, di ‘dignità ’ e ‘amore di Dio’, per poi sedere a capo di un’organizzazione che da secoli crea odio e menzogne nei nostri confronti, tanto da voler (ri)scendere a breve in piazza con un 3° Family Day. Solo e soltanto per negarci sacrosanti diritti.
Quando si dice ‘predicar bene e razzolar male’. Caro Francesco.