Mosca, gay pride tra botte e arresti

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Ogni anno, quando vedo le immagini di quei temerari russi che ‘osano’ scendere in strada per gridare al mondo la propria ‘normalità omosessuale’, lo ammetto, mi vengono i brividi.
Perché quei ragazzi già sanno come andrà a finire.
Verranno insultati, derisi, picchiati e arrestati.
Eppure non demordono. Perché questo è il Gay Pride. Puro orgoglio nel manifestare quel che siamo, senza alcun tipo di paura. Peccato che in Russia, Paese in cui da due anni circa vige la legge contro la propaganda omosessuale, la paura scorre sulle vene di tutti gli omosessuali.
Così anche lo pseudo Pride delle ultime ore, tenuto a Mosca da un ristretto gruppo di coraggiosi, è finito nel solito e vergognoso bagno di sangue.


Ad attendere i ‘manifestanti’ una serie di squadroni della morte.
I poliziotti.
I militanti di estrema destra.
Gli estremisti religiosi.
I fascisti tifosi di calcio.
Tutti insieme appassionatamente contro una decina di omosessuali, ‘armati’ di bandiere rainbow e poco più.
Sono volate le botte e i fumogeni, con non pochi volti insaguinati immortalati dai fotografi. Sedici gli arresti per ‘propaganda omosessuale’.
Tutto questo nel cuore dell’Europa, in quella potentissima Russia che vede Putin inattaccabile dittatore. Tanto da lasciare il colpevole mondo occidentale, neanche a dirlo, schifosamente in silenzio.

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