Presentato al Festival di Roma e da me QUI recensito in anteprima, Still Alice sarà il film che porterà Julianne Moore al più che meritato trionfo.
Ovunque ti sia, mia amata roscia, toccate le zinne. E se poi pure ferro. In aggiunta buttace pure qualche sottopalla, giusto per star sicuri.
A meno che i membri Academy non impazziscano, infatti, la Moore di Still Alice non potrà mai e poi mai avere rivali nel suo essere drammaticamente credibile nei panni di una 50enne malata di Alzheimer.
Una studiosa, una dottoressa, una professoressa, un genio della linguistica. Una donna che improvvisamente vede sbiadire una vita intera dalla propria testa. Lentamente, episodio dopo episodio, ci avviciniamo al dramma fisico ed emotivo di Alice, tra relazioni sociali e dinamiche familiari. La caparbia, tenace e commovente Moore è travolgente, pochi mesi dopo un’altra prova da urlo con Maps to the Stars, per un film che in italiano è diventato PERDERSI. Al fianco di Julianne, vera ciliegina sulla torta, una ritrovata  Stewart, finalmente uscita dall’incubo Twilight e in grado di regalare la seconda grande prova d’attrice di stagione. Prima con Sills Maria ed ora con Still Alice. Bentornata Kristen.