Il primo anno, era il 1991, parteciparono in 3000.
Nel 1995 erano già diventati 10.000.
Nel 2010 si toccò la cifra di 150.000 presenze.
In quest’ultima edizione, andata in scena lo scorso weekend, si sono superate le 200.000.
Perché tutti gli anni a Disney World, in Florida, si tiene il Disneyland Gay Days, giornata pensata ed organizzata per gay, lesbiche e transgender, con amici e famigliari a seguito.
Una festa di colori ideata per ‘bonificare’ quelle infanzie perdute a causa della strisciante omofobia. Una sorta di ‘riparazione’ per vivere la magia Disney senza dover temere occhiate infastidite o battute maligne, come magari avvenuto in tenera età. Se la Disney non ha mai ‘realmente’ promosso l’iniziativa, la destra ultracattolica l’attacca da oltre 20 anni, accusando la casa di Topolino di non fare niente per fermarla. E ci mancherebbe altro, mi verrebbe da dire. Tutto questo con EuroDisney, a Parigi, ancora in rosso e in recessione da oltre 2 anni, con milioni di visitatori persi dall’inizio della crisi.
Ma pensare ad un Disneyland Gay Day di stampo europeo, proprio no?