La LOBBY gay non esiste – il ‘caso’ Torre del Lago ne è l’esempio

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Era il luglio del 2010 quando misi per la prima volta piede a Torre del Lago. E rimasi sbalordito.
Perché tutte le sere una marea di ricchioni invadeva il marciapiede più sculato del mondo. Locali su locali ‘gratuiti’, fiumi di alcool, una pineta dove andare a raccogliere funghi alle spalle, il mare con la spiaggia davanti, e le ‘bellezze’ delle ricche Viareggio e Forte dei Marmi in lontananza. A Torre, infatti, non c’è un cazzo. Campeggi super attrezzati e divertimento. Punto, stop, fine. Questo era e questo è stato per anni, grazie all’intuizione di chi decenni fa ci vide lungo. Alessio De Giorgi in primis, fondatore di Gay.it ormai entrato in Comune nello staff del sindaco. Ebbene negli ultimi 4 anni a Torre è successo praticamente di tutto. Un sindaco di centrodestra laureato in Idiozia Economica ha praticamente sventrato il marciapiede più sculato dell’Universo, chiudendo locali su locali, facendo sparire licenze e azzoppando di fatto l’intera cittadina. I ricchioni che per anni si accalcavano tra Mamamia e BoscoVerde hanno scoperto altri lidi friendly, vedi Salento e Sicilia, abbandonando il mare tutt’altro che cristallino della Versilia. Nelle ultime due stagioni, però, Torre ha provato a resuscitare. Nel 2013 la vittoria alle comunali di Leonardo Betti, candidato del centrosinistra che ha fortunatamente provato a ‘risollevare’ le sorti della frazione di Viareggio. Ma con tutti i limiti del caso.
Perché il Mamamia è rinato, questo è vero, ma con evidenti mancanze rispetto al passato. Le terrazze dei locali sono ancora chiuse, con la conseguenza ridicola di dover aperitivare in strada quando 3 metri più su si potrebbe ammirare il meraviglioso tramonto da una terrazza che per anni ha ospitato centinaia di persone, mentre limiti orari, di agibilità stradale e di decibel continuano a frenare la ripresa del super marciapiede. Che di fatto ‘vive’ intensamente solo e soltanto durante il weekend, tra giovedì e sabato, per poi morire dalla domenica al mercoledì. Se nel 2010 sembrava davvero che bastasse un NIENTE per tramutare Torre del Lago nella Riccione omosessuale italiana, un paio d’anni di scellerata politica hanno finito per limitare una macchina del divertimento illogica rispetto al proprio contorno eppure vincente. Se esistesse ‘realmente’ la fantomatica LOBBY GAY che gli sciocchi cattofascisti di turno tendono a sbandierare quando fa più loro comodo, De Giorgi non avrebbe mai dovuto chiudere il Mamamia (perché questo è successo un paio d’anni fa), così come l’intera Torre non sarebbe scivolata drasticamente nel totale e triste anonimato delle ultime stagioni. Nell’ultimo anno e mezzo qualcosa è stato fatto per tornare agli antichi divertimenti passati, ma troppo c’è ancora da lavorare per recuperare terreno dopo gli inciampi del triennio 2010/2013, nella speranza che la classe politica di oggi torni a vedere gli sfacciati vantaggi che un turismo gay porterebbe nelle casse cittadine. Una realtà che solo noi italiani facciamo ancora oggi fatica a toccare con mano, tanto da esportare migliaia di omosessuali a Mykonos, Barcellona, Sitges e Maspalomas. Quando in realtà abbiamo coste spaventosamente belle che meriterebbero ben altro trattamento, e soprattutto ben altro coinvolgimento turistico. Perché il vacanziero omosessuale medio è da 3/4 di mondo considerato il meglio su piazza, eppure il Bel Paese ci schifa e quando può fa di tutto per metterci i bastoni tra le ruote, costringendoci di fatto ad ‘emigrare’ in altri lidi per poter ballare Raffaella Carrà sorseggiando Spritz avvinghiati ad un maschione senza dover stare con l’ansia di poter ricevere un cazzottone da un momento all’altro. Realtà che se esistesse questa cazzo di LOBBY gay, miei cari signori, vivremmo tutti i giorni in molte  spiagge d’Italia. Ma così non è. Quindi de che stamo a parlà?

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