Omofobia sul treno a Piacenza: aggredito e insultato perché gay (ed educato)

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Insultato e preso a ceffoni da un gruppo di balordi solo e soltanto perché gay.
L’ennesimo attacco omofobo del 2014 italico è diventato realtà in treno, direzione Piacenza.
Protagonista un giovane studente dell’Università Cattolica, alle 07:55 del mattino in carrozza e pronto a sedersi dopo aver educatamente chiesto ad una signora di spostare il passeggino, in modo da potersi sedere sull’unica poltroncina libera. D’altronde il fatto che tu sia genitore non implica che debba anche sentirti padrone del mondo. Peccato che la semplice e normale richiesta abbia fatto girare le palle alla solita banda di stronzi, che in quanto tali si muovono solo in gruppo, tanto da  averlo riempito prima di insulti e poi di schiaffi.

Posso capire il nervosismo, tipico dei vagoni affollati e che la mia richiesta possa essere sembrata puntigliosa. Ma sarebbe bastato disporre in modo diverso il passeggino e mi sarei potuto sedere non avevo certo chiesto che se ne andasse”. “Uno di questi ragazzi, prima si è alzato dicendo: ‘non sopporto questi modi di fare da checca isterica, quale sei’ e poi mi ha invitato ad uscire, nello spazio tra i due vagoni, per regolare i conti. Non ho accettato la provocazione e, dopo essermi accertato che non aveva intenzione di rientrare, mi sono seduto al suo posto. In quel momento ho iniziato a ricevere degli insulti dai suoi amici: mi hanno detto che avrei dovuto chiedere scusa per la richiesta di spostare il passeggino e che non ho avuto rispetto di quella donna perché io figli non ne avrei mai potuti avere”. “Poi mi ha dato un ceffone e quando ho risposto ai continui insulti, dicendogli che preferivo essere frocio, come mi hanno etichettato, rispetto che omofobo, lui mi ha risposto: meglio omofobi che come te”. “Sia la mamma che le altre persone presenti si sono coalizzate contro di me, seppur non arrivando agli insulti omofobi. Ma la mia richiesta era legittima. I passeggini, tra l’altro, non potrebbero essere portati nei vagoni e i bambini dovrebbero essere trasportati con un apposito marsupio o essere tenuti in braccio, per motivi di sicurezza”. “Sono sicuro che per quattro stupidi omofobi ce ne sono quaranta che non sono così. Mi ritengo solo sfortunato, perché in alcune persone manca il rispetto e la tolleranza rispetto alla diversità. Sono cose che capitano, non solo in città come Verona ma anche a Piacenza. Sono che sono rare le denunce. Ci tengo comunque a sottolineare che, nonostante i luoghi comune, in una università come la Cattolica, di chiaro stampo religioso, non ho davvero mai avuto problemi” (via Piacenza24).

Da quanto so, pezzi di merda già identificati e denunciati ai carabinieri, con tanto di sit-in pronto a divenire realtà in quel di Piacenza. Perché il mai stantio slogan ‘meglio frocio che omofobo‘, oggi più di ieri, riecheggi in tutta Italia. Un’altra volta.

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