Tanti Auguri Beyonce – 32 anni da Queen B

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“Spinga signora spinga, forza che ce l’ha quasi fatta. Vedo la testolina lucida, forza signora spinga, spinga, eccolo, arriva, eccolo, è nato… è uno splendido… Grammy?!?”.
Il 4 settembre del 1981 Tina Knowles partorì in sequenza un Emmy, un Golden Globe, una Master Card, il modellino di una Cadillac, 3 Grammy e solo all’ottavo tentativo lei, Beyonce Knowles. E’ nata una stella, gridò il padre nel vederla ballare, cantare e impacchettare profumi mentre l’ostetrica la stava ancora sculacciando. E così fu.
Fatti due calcoli sui dollaroni che in futuro l’adorata figlioletta avrebbe potuto portare a casa, Matthew Knowles la spedisce a calci nel culo alla St. Mary’s Elementary School, dove la piccola Beyonce studia danza classica, balletto e jazz. Già da adolscente Beyonce mostra a chi ha il piacere di starle accanto tutto il suo immenso talento: a sette anni riceve la prima standing ovation cantando Imagine di John Lennon, mentre ad otto anni fonda il primo gruppo musicale, le Girl’s Tyme, insieme a LaTavia Roberson, LeToya Luckett e a sua cugina, Kelly Rowland. Ossessionato dal futuro della figlia, il padre molla il lavoro per trasformare le quattro sgallettate in delle macchine da soldi. Detto, fatto. Fu così che le Girl’s Tyme diventano le Destiny’s Child. E’ il 1993. Beyonce è ancora nera come la pece, ama Lorella Cuccarini, si pettina con un frullatore ed è pronta al decollo definitivo, che arriva nel 1998. In pochi anni le Destiny’s Child sbancano le chart di mezzo mondo, fino all’arrivo delle prime inesorabili spaccature. E attenzione perché NO, non si parla di pannocchie. La Luckett e la Roberson vengono infatti malamente sfanculate, e sostituite con Michelle Williams e Farrah Franklin. Intoccabili, ovviamente, le due Rowland. La prima leader indiscussa, la seconda sua triste ombra, pronta ad accoltellarla alla schiena un giorno sì e l’altro pure, pur di scipparle il posto.

Nel 2000 le Destiny’s aprono il Baby One More Time Tour di Britney Spears con Say My Name. Leggenda narra che quel giorno, prima del via, Queen B sgozzò una gallina in camerino urlando al cielo “prima o poi finirai per  leccarmi il culo”, rivolgendosi ad una Barbie Britney totalmente ricoperta di spilli. Persa Farrah Franklin per strada, tra la Togliatti e la Salaria, le Destiny’s Child diventano un trio, ma per pochissimo tempo. Perché è il 2001 quando Beyonce da’ un calcio sulla gnocca alle altre due sgallettate rimaste per concentrarsi sulla carriera da solista. Tempo due anni ed ecco arrivare Dangerously in Love. Trascinato dal singolo Crazy in Love, registrato insieme a Jay-Z, suo futuro orrido marito, l’album decolla, vendendo l’IRA DE IDDIO, tanto da far vincere a Beyonce qualcosa come 5 Grammy Awards. Più che una stella è nata una DIVINITA’. Perché tutto ciò che tocca Beyonce sembra tramutarsi in oro. Profumi, film, peli del culo, tutto è commerciabile per l’allegra ditta Knowles, insaziabile ed avida di successo. Ritrovatasi insieme alle Destiny per l’ultimo album di gruppo, ovvero Destiny Fulfilled, nel 2006 ecco arrivare B’Day, secondo disco da solista, ispirato al ruolo interpretato dalla cantante in Dreamgirls. Queen B arriva infatti a sfiorare il clamoroso Oscar con il musical di Bill Condon. Protagonista assoluta, che se la mena e se la canta da sola, Beyonce rimane invece con una mano davanti ed una de dietro per COLPA de na cicciona sconosciuta al mondo, Jennifer Hudson, che riesce nell’impresa di oscurare la sua brillante stella. La Hudson vince sia l’Oscar che il Golden Globe, lasciando a Beyonce solo che un enorme rodimento de chiappe. Se dice che ancora je brucino. E te credo.



Vinto l’ennesimo Grammy (ne ha SEDICI, uno per gradazione di pelle), Mrs. Knowles sforna I Am… Sasha Fierce, album che vede nascere l’alter-ego di Beyonce, ancora più assetato di successo dell’originale. Trascinato da Single Ladies (Put a Ring on It), il disco vince QUALSIASI cosa. Dai Telegatti ai soliti ed immancabil Grammy, facendo diventare Beyonce l’artista femminile con più Top Ten nella Hot 100 dell’intero decennio. L’impressione, perfida ma sincera, è che l’industria musicale americana ESAGERI nell’osannarla, tanto da sbrodolarsi di sperma dinanzi a qualsiasi cosa faccia, dica, canti o balli. Beyonce coverizza Mi Scappa la Pipì Papà? Standing Ovation e 7 milioni di copie vendute. Il mondo sembra andare definitivamente a puttane dinanzi al talento di Beyonce, fino al divorzio dal padre padrone che con tenacia era riuscito nell’impresa di trasformare una bella figheira di colore in un fenomeno musicale sempre più bianco, anno dopo anno, e soprattutto sempre più (pre)potente. Con 4, quarto album da solista, la musica sembra infatti cambiare. Run the World (Girls), primo atteso singolo che avrebbe dovuto spaccare le chiappe all’intero universo del pop, non se lo incula praticamente nessuno. Peggio me sento con Best Thing I Never Had e 1+1, secondo e terzo singolo. Scopiazzata spudoratamente Lorella Cuccarini, Beyonce sembra non fare più tendenza. Oscurata dal ‘fenomeno mediatico ‘ Lady Gaga, con cui duetta in Telephone, Queen B sembra pagare l’assenza del padre scassapalle, tanto da arrivare ad annunciare durante i VMA del 2011 la sua prima clamorosa maternità. Vinto il PORACCIA AWARDS per la terribile pagliacciata gossippara, di scarsissimo gusto, e con tanto di abitino premaman indossato al 3° giorno di gravidanza dopo na serata passata a magnà facioli con le cotiche e a bere solo e soltanto acqua ferrarelle pe fasse venì la panza più grossa possibile, Beyonce costringe la Warner a rinviare le riprese di E’ Nata una Stella, remake diretto da Clint Eastwood che avrebbe dovuto portarla alla rivincita in casa Oscar. Ma con un figlio da sgravà la situazione si fa più complessa, tanto da far rinviare pellicola, tour e vita mondana della cantante, pronta così a grattasse la patonza con banconote milionarie nei 9 mesi a seguire, ovvero fino alla nascita di Blue Ivy Carter, a cui seguiranno 88 contratti pubblicitari, dalla Pepsi ai costumi da travella made in H&M, un inno nazionale americano sguaiato in playback perché lei è figa e noi nun semo un cazzo, un doppiaggio da cartoon con annesso singolo di traino che ha smerciato 3 copie e mezzo e ovviamente l’immancabile nuovo album, ormai di prossima uscita e chiamato a farla risorgere. Più bianca, venduta e premiata di prima.  Auguri chiappona!

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