Un primo piano da psicopatica che non avrà fatto dormire milioni di spettatori.
Uno sguardo da suora pazza uscita da American Horror Story.
Made in Lady Gaga.
Sono iniziati così i VMA 2013, con l’atteso primo live di mrs. Germanotta dopo l’operazione all’anca.
Applause, fino ad oggi singolo di lancio partito in sordina (che al sottoscritto piace sempre più, ascolto dopo ascolto), è così risuonato nelle case di mezzo mondo, facendosi trascinare da un’esibizione che non ha fatto altro che replicare il video ufficiale. Una, nessuna, centomila, tra cambi d’abito (con il primo era Raffaella Carrà), teatralità e parrucche volanti. Praticamente Arturo Brachetti ai VMA. Così Gaga si è presentata, senza sorprese di chissà quale tipo. Era lecito attendersi qualcosa di più, visti i precedenti e l’ormai conclamata ‘artisticità’ della diretta interessata (in forma smagliante), così com’era lecito aspettarsi chissà quale sorpresa da una spenta Katy Perry, aiutata dalla magnificenza del ponte di Brooklyn sullo sfondo, per poi lì fermarsi. Un ring e una corda da saltare? Vabbè sai che spreco d’intelletto. Nel mezzo il trionfo di Justin Timberlake, più che scontato e semplicemente splendido anche dal vivo. Perché tra una Gaga e una Perry (tra le due TUTTA LA VITA la prima), è stato proprio lui ad impreziosire i live della serata. Unico ed inarrivabile, per voi dopo il saltino, con tutti i vincitori e le altre esibizioni.