Il Grande Sonno di Gatsby: come pompare un film mediocre

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Come verrà ricordato tra 20 anni l’attesissimo Il grande Gatsby firmato Baz Luhrmann?
Semplice. Non verrà ricordato.
4 anni dopo quell’orrore di Australia, il regista australiano è purtroppo andato incontro ad un altro passo falso. Inutile girarci attorno. Chi scrive ama il cinema di Luhrmann, ho venerato i suoi primi 3 titoli e aspettato come il Messia questo Great Gatsby, ma Baz ha toppato. Nuovamente toppato.
Perché tolti l’immancabile Leonardo DiCaprio, la ricca colonna sonora, gli sgargianti costumi e le straordinarie feste che NESSUNO ad Hollywood sa mettere in scena come Luhrmann, rimane il nulla.
Il grande Gatsby è semplicemente inutile, vuoto, caotico, e mal raccontato. E’ un circo di colori, costumi e scenografie in cui l’attenzione dello spettatore viene ‘colpita’ per solo 30 minuti. Ovvero quei minuti in cui DiCaprio entra in scena, dopo una buona mezz’ora dal montaggio insensato. Dal sorriso di presentazione tra i fuochi d’artificio alla conclusione del primo sublime e trascinante party. Il resto è noia. Stancante, sfiancante, quasi insostenibile noia. L’ultima ora è da flebo di caffeina. Si parla, si parla, si parla, si parla, si parla, si parla, si parla, si parla. Di niente.
Salvato Leonardo, sicuramente bravo ma senza impressionare (NON sarà questo il film che gli concederà l’agognato e meritato Oscar) deragliano malamente due divi come Tobey Maguire e Carey Mulligan. Lui perennemente imbambolato. Lei semplicemente insopportabile.
Con quasi 20 canzoni a disposizione, incredibile ma vero, Luhrmann ne sfrutta ‘realmente’ solo una.
Young and Beautiful di Lana Del Rey. Magnifica e da Premio Oscar, ma qui spalmata in tutte le salse tanto da farti urlare ‘cazzo ne hai altre 17, usale!‘.
Ma non le userà, se non per pochissimi secondi.
Quei pochi secondi che una volta usciti dalla sala vi serveranno per immaginare dei complimenti da inviare alla Warner, riuscita nell’impresa di pompare con straordinaria efficacia un film tendenzialmente brutto (geniale l’intuizione moda, proiezione stampa meneghina presa d’assalto da giornalisti e personaggi del settore), ed accompagnato da un inutile 3D. Bocciato dalla critica, accolto con freddezza glaciale a Cannes ma promosso in sala (60 milioni di dollari incassati in 5 giorni negli States), Il Grande Gatsby NON segnerà la fine della filmografia luhrmanniana, visti i risultati al box office, ma la strada di mediocrità intrapresa, 12 anni dopo quel capolavoro che è stato ed è tutt’ora Moulin Rouge!, inizia a diventare preoccupante. Aripijate (vecchio mio, cit.) Baz.

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