Gay Pride 2012, Bersani, grillini, Libero, omofobia e associazioni glbtq: appunti sparsi

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Non è accettabile che in Italia non si sia ancora introdotta una legge che faccia uscire dal far west le convivenze stabili tra omosessuali, conferendo loro dignità sociale e presidio giuridico. E’ intollerabile che questo Parlamento non sia riuscito a varare una legge contro l’omofobia e la transfobia. Sarà anche su questi temi tra cui mi permetto di aggiungere il divorzio breve, l’introduzione del diritto di cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia, e il testamento biologico, che nei mesi che verranno di qui alle prossime elezioni politiche, si giocherà la nostra capacità di parlare al Paese“.
Parole firmate in calce Pierluigi Bersani, leader del Partito Democratico che ha così voluto battezzare il Gay Pride nazionale, tenutosi ieri a Bologna.
Indecenti le reazioni della destra omofoba ed intollerante firmata LIBERO, che quest’oggi sbarca così in edicola.
BERSANI SPOSA I GAY“, urla Belpietro, rasentando il COMICO in un fondo che definire VECCHIO e STANTIO è dire poco.
Tutto questo 24 ore dopo che un GAY poco più che ventenne è stato aggredito a Campo dei Fiori da alcuni coetanei.
Perché l’omofobia NON cessa di esistere.
C’è, è tra noi, e servono interventi ad hoc per combatterla, partendo proprio da quella libertà di stampa troppo spesso abusata da organi di informazione che alimentano odio, disprezzo, intolleranza e violenza.

Il Pride bolognese di ieri è stato un PRIDE diverso dal solito. Silente, pacato, composto. Forse troppo, soprattutto per quelle tv che hanno di fatto disertato in massa l’evento.
Perché se non ci son carri con uomini ignudi e trans con le tette de fori, che cazzo me filmo io?
Ragionamento che non fa una piega (….), dinanzi ad un Pride che ha visto Bologna INVASA da migliaia di omosessuali, in arrivo da tutta Italia.
La partecipazione c’è stata, forse addirittura superiore alle attese, anche se alcune ASSENZE si son fatte sentire.
Il sottoscritto ha cercato e ricercato Mario Mieli (Rossana Praitano) e Di Gay Project (Imma Battaglia), senza trovarne traccia se non in alcuni semplici militanti. Sono riuscito ad incrociare un’unica bandiera del Mieli in tutto il corteo, toccando automaticamente con mano lo stato comatoso del movimento gay nazionale. Che parla di UNITA’, per poi fregarsene altamente quando c’è da prendere un banale treno, fare 400 km, muovere il culo da Roma e dire SI’, CI SIAMO ad un Pride per una volta diverso, ovvero senza carri PROMOZIONALI, lustrini e drag queen.
Era forse chiedere troppo? Probabilmente sì.
La guerra tra chi chiede a gran voce un Pride nazionale SEMPRE a Roma (con relativi interessi economici) e chi continua a sostenere l’utilità di un Pride itinerante prosegue, lasciando feriti su strada.
Perché la corsa al Pride più bello, popolato e mediatico non fa altro che disunire un movimento già disunito di suo.
Quando in realtà, in questo momento, ci vorrebbe altro.
Ovvero un’unica bandiera. Arcobaleno. Sventolata da un’unica mano, che ci rappresenti tutti. 

P.S. ecco una delle NUOVE straordinarie FACCE del Movimento a 5 Stelle. Il nuovo che avanza. Il grillismo che spazzerà via la vecchia politica. Certo, come no.

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