“Tutti teniamo a passare per evoluti,ma quando si tratta di parlare di omosessuali, bene che vada ricorriamo a logori luoghi comuni, banalità sconce da caserma, frasario da bar. Detto ciò, se un ragazzo che porta il mio cognome avesse tendenze diverse dalle mie, non farei una piega: mi limiterei a ricordargli che le persone si giudicano dalla cintola in su ma, poiché non tutti la pensano così, troverà sempre qualcuno pronto a dir male di lui alle spalle o, peggio, in faccia. Ma dopo aver vinto il pregiudizio è indispensabile compiere un passo ulteriore: rispettare le unioni gay, smetterla di sghignazzare. In altri termini: se i diritti umani li pretendiamo per noi, dobbiamo pretenderli anche per il nostro prossimo, senza indagare sui motivi per cui palpita il suo cuore. Già. I cuori palpitano. E il mio non palpita più del tuo“.
Parole (splendide) e pensieri (condivisibili) di Vittorio Feltri, esterati ieri, su Il Giornale, nel recensire il libro di Anna Paola Concia.
Ok, credo di essermi perso qualche pezzo per strada…