Io sono il Tg4, disse Emilio Fede, sfanculato nella notte da quella Mediaset che ha in qualche modo contribuito a far ‘nascere’. 81 anni a breve, una serie di pendenze giudiziarie da far paura, un futuro politico a suo dire più che probabile, ed un recente passato da giornalista ‘lecchino’ più comico che professionale. Senza Emilio Fede la tv italiana tutta perde un monumento. Un monumento di faziosità, di involontaria comicità, di sboccata e sfacciata parzialità, di curiosa e misteriosa professionalità. L’addio ad Emilio Fede, improvviso, annunciato ma nei modi clamoroso, con tanto di ultimo editoriale negato, segna la fine del berlusconismo televisivo e la nascita di una nuova era. Ancora oggi in fase di ‘costruzione’ e senza vie d’uscite certe e limpide nella loro chiarezza. Se Fede parla apertamente di ‘complotto’, i suoi pochi e fedeli spettatori piangono dinanzi alla scioccante notizia, che priverà il palinsesto dei suoi impareggiabili 30 minuti di delirio giornalistico. Perché Fede e il suo Tg4 questo erano. Uno straordinario esempio di come non fare televisione, tra una sfuriata in diretta, un pianto dinanzi all’ennesima vittoria del capo e una sfacciata leccata di culo alla propria amata parte politica. Sempre in piedi, sempre sul pezzo, lui, che annunciò all’Italia tutta il via della Guerra del Golfo. Lui, che diresse persino il Tg1, per poi rimanere folgorato dalla discesa in campo del Cavaliere.In sella per 20 anni, per poi venire disarcionato, tramite comunicato stampa, e con il Capo irraggiungibile perché allo Stadio a vedere Milan-Barcellona.C’era una volta Emilio Fede con il suo esilarante Tg4. C’era una volta, per l’appunto. Per una favola a tratti demenziale finalmente conclusasi come da sempre tradizione impone. “E vissero tutti felici e contenti“.