Il vescovo di Ragusa Paolo Urso fatto fuori perché pro gay?

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Ve ne ho parlato pochi giorni fa, ed ecco oggi arrivare un’incredibile seconda puntata.
Il vescovo di Ragusa Paolo Urso rischia la CACCIATA dalla sua chiesa per le dichiarazioni pro-gay rilasciate la scorsa settimana.
Alberto Giannino dell’associazione culturale docente cattolici ha infatti lanciato il sasso:
Il 72 enne Vescovo di Ragusa, Mons. Paolo Urso, canonista, propone che lo Stato risconosca le unioni gay, ma non i matrimoni gay. Distinzione in punta di diritto per non urtare le gerarchie. In ogni caso per un prelato è una posizione alquanto singolare che contrasta con il Magistero, la Tradizione e la sacra Scrittura. Questo significa che se nella pubblica opinione si auspicasse paradossalmente un’apertura su certi temi arditi lo Stato sarebbe chiamato a realizzarli per esempio sull’incesto o sulla pedofilia. Non solo: lo Stato se riconoscesse le unioni di fatto un cittadino potrebbe avere quattro mogli come nell’Islam il che, per un Paese a larghissima tradizione cattolica dove risiede il successore di Pietro e Vicario di Cristo in terra, sarebbe inaccettabile. Monsignor Urso parla altresì di una Chiesa che dovrebbe aprire le porte. Ma le porte si aprono a tutti e a ciascuno e non solo a una categoria di persone. Si aprono agli ultimi, ai poveri, ai disoccupati, ai senza casa, agli sfrattati, ai cassintegrati, ai carcerati, ai disabili, agli stranieri, ai nomadi, e a coloro che non contano nulla come ha fatto Giovanni Paolo II prima e come sta facendo ora Benedetto XVI. Insistere ossessivamente solo sui gay come fa Sua Eccellenza mons. Urso significa leggere il Vangelo a senso unico o assumere posizioni cosiddette progressiste per compiacere chi vive una vita disordinata moralmente. Urso se non condivide il magistero della Chiesa può sempre rimettere il mandato nelle mani di Benedetto XVI tre anni prima della scadenza naturale evitando di generare confusione, sconcerto, e disorientamento tra i fedeli“.
La guerra tra omofobi all’interno della Chiesa cattolica continua quindi inesorabilmente a mietere vittime. A detta di tale Giannino TUTTI NOI vivremmouna vita disordinata moralmente‘,tanto da considerare le aperture di Paolo Urso PROGRESSISTE. Tutto questo, è scandalosamente evidente, nel silenzio generale delle 1284745 associazioni glbtq, ormai praticamente SCOMPARSE dalle mappe nazionali, tanto da doverci ATTACCARE alle parole di Filippo Angelica, dell’Udc ragusano, che ha così risposto alle parole di Giannino: “trovo assurdo che il prof. Alberto Giannino, a nome dell’associazione culturale docenti cattolici, chieda da Milano addirittura le dimissioni del nostro vescovo Urso solo perché ha avuto il coraggio di ricordare la laicità che dello Stato. Sua Eccellenza Urso ha semplicemente detto la cosa giusta, ovvero lo Stato è una cosa, la Chiesa un’altra”.“E se tocca alla Chiesa l’eventuale giudizio morale anche rispetto alle unioni gay, tocca allo Stato, come giustamente ricorda il nostro vescovo, la contemplazione e il riconoscimento di situazioni che esistono e che chiedono il riconoscimento dei propri diritti in quanto persone. Girarsi dall’altra parte significa essere fuori da ogni tempo, fuori dalla società di oggi. Il vescovo, al contrario di quanto afferma Giannino, non apre le porte solo ai gay ma anche agli ultimi, proprio così come invoca il presidente dei docenti cattolici che invece continua, lui si ossessivamente, a volersi girare dall’altra parte sui problemi della comunità Lgbt“. Parole firmate Arcigay? No, da uno dell’UDC.

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