L’amore è una cosa semplice: ecco la pagella/recensione di Spetteguless

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3 anni di silenzio, un’autobiografia, il clamoroso coming out, e ora l’atteso ritorno. Doveva essere l’album della ‘rinascita’ per Tiziano Ferro. Quello della maturità, della sessualità compresa ed accettata, del dolore finalmente messo da parte, l’album della felicità, della nuova vita che da oltre un anno ha ormai iniziato a cavalcare, della voce andata incontro ad un clamoroso cambiamento, con un evidente abbassamento, l’album forse più intimo e personale, perché finalmente privo di qualsiasi possibile restrizione. Perché dopo aver indossato per anni un’ingombrante e fastidiosa maschera, Tiziano ha deciso di mostrarsi al mondo per quello che è. Partendo proprio da questi presupposti è nato lui, L’amore è una cosa semplice, quinto album di un talentuoso ragazzo (32 anni a febbraio) chiamato a confermarsi. Stupendo. Perché L’Amore è una cosa Semplice è quanto di più spiazzante ci si potesse aspettare da Tiziano. Perché ‘diverso’ dal suo solito repertorio, con tanto di collaborazioni di peso, da John Legend a Irene Grandi, e sempre più ‘pausiniano’ nella sua insostenibile pesantezza, vocale, di scrittura e musicale. 14, tanti, maledettamente troppi, i pezzi, per un album che doveva teoricamente regalarci un Ferro ‘risorto’, finalmente felice e sereno. Doveva, per l’appunto, perché il ‘presunto’ Tiziano gioioso e resuscitato ha purtroppo continuato a percorrere quella strada suicidio/depressiva intrapresa 3 anni fa con Alla mia Età. Dando così vita al suo album probabilmente più ‘coraggioso’ e variegato, ma MENO convincente.

– Hai delle isole negli occhi: Giorgia. Una canzone simile poteva tranquillamente uscire dalle corde di Giorgia, per un Ferro blues, che convince. Ma senza strafare. Voto: 6+

– L’amore è una cosa semplice: testo strappalacrime, voce potente, orchestra strabordante, ritornello praticamente inesistente, per un pippone di 4 minuti dalla pesantezza infinita. L’amore è una cosa semplice, questo è innegabile, e a tutti noi fa piacere che Ferro l’abbia finalmente capito, ma cazzo, figlio mio. Potevi dimostrarlo in maniera anche ‘leggermente’ differente. Qui siamo al limite della pera musicale. Voto: 6,5

– La differenza tra me e te: il singolo di lancio. Martellante, talmente radiofonico dall’essere il brano più trasmesso dalle radio italiche da un mese a questa parte. Vincente, da cantare a squarciagola, e singolo a dir poco perfetto. Voto: 7+

– La fine: Patty Pravo? No, Ferro, che sussurra, quasi con timore, e con lui, Nesli, fratello minore di Fabri Fibra, a scrivergli il testo. Splendido e musicato dallo stesso Tizianuccio, teoricamente rinato e finalmente ‘felice’, ma non nei suoni, così come nella melodia, particolarmente coinvolgente, grazie ad un piano che conquista e ad un brano che stupisce. Voto: 8 –

– Smeraldo: Ritmo e orecchiabilità, con tanto di insostenibili “oooooooh”, “eeeeeeeh”. Tiziano ha finalmente spalancato il portone dei singoli ‘sicuri’, grazie a questa Smeraldo che nel suo ritornello è un trionfo di ripetitività. Niente di eccezionale, per un brano confezionato pensando ad un unico obiettivo. Vendere. E venderà. Voto: 6,5

– Interludio:10.000 scuse – Il ‘vecchio’ Tiziano. Uno scarto di 111 Centoundici, album del 2003. Questo sembra questa Interludio:10.000 scuse, canzone tanto riempitiva quanto evitabile. Per non dire fastidiosa. Voto: 4

– L’ultima notte al mondo: piano e ricordi d’amore. Per una canzone che è un trionfo di sfacciato sentimentalismo, melodico e ritmato, tra sorrisi, fiocchi di neve, e una mattonata sulle palle. Voto: 6,5 P.S. cresce. Mattonata o no, cresce. E’ la ballad ‘alla Ferro’. Perfetta. Voto: 8

– Paura non ho: scritto e musicato da Irene Grandi, questo 8° pezzo vola, da subito. Perché quel “cantando, se ne vaaaaaa” ci massacrerà i timpani per mesi e mesi. Anche se ripetuto fino all’eccesso, tanto da arrivare al limite della sopportazione, finisce per ossessionarti, costringendoti a canticchiarlo senza che tu neanche te ne accorga. Voto 6+

– TVM: stupefacente. Il Ferro che sorprende, ed ammalia. Il Tiziano tra i più belli dell’album, da ballare corpo a corpo con il tuo amore al chiaro di luna, in una balera impazzita, con Milly Carlucci in un angolo e miliardi di lustrini volanti. Voto: 8+

– Troppo buono: “la metà di una bugia non fa la verità”, canta Tiziano, per anni costretto ‘a mentire’ a se’ stesso, per poi aprirsi, finalmente, con un album purtroppo sempre più orientato verso un’unica direzione, ovvero Suicidiolandia. Sembrava impossibile ripetere la ‘pesantezza’ di Alla mia età, ma con L’amore è una cosa semplice Ferro ha quasi pareggiato i conti. Voto: 6

– Quiero vivir con vos: e alla fine arrivò la canzone ‘swing’. Che fine ha fatto il Ferro degli esordi, quello r’n & b? Sparito, dimenticato, perché cresciuto e maturato. In meglio o in peggio? Questo è da vedere. Certo è che una traccia simile potevamo aspettarcela da Gualazzi. E invece. Voto: 6,5

– …ma so proteggerti: datemi una corda. E una lametta. Voto: 5

– Per dirti ciao! – Chi è? E’? Ah sì. Bentornati tra noi, perché Tiziano je l’ha fatta, ridando fiato ad un album che stava prendendo la strada verso Soporiferolandia, per partorire una canzone ‘alla Venditti’, con cui dice ‘ciao!’. A cosa? Ai singoli capolavoro del passato. Voto: 6,5

– Karma: già sentita? Avoja. Ma il Ferro ‘inglese’ spigne, e neanche poco. E se alla sua voce ci aggiungiamo un ‘certo’ John Legend il gioco è fatto. Ed è un signor gioco, perché questa Karma conclude discretamente un album inspiegabilmente ‘pesante’, maledettamente lungo e solo a tratti convincente. Ed è un peccato. Voto: 6,5

Voto complessivo album: 7 – –

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