Philipp Lahm contro il coming out nel mondo del calcio: se siete gay nascondetevi

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Capitano della nazionale tedesca di calcio, Philipp Lahm da tempo viene etichettato come un “omosessuale represso”. Ovvero uno di quei tanti calciatori che FINGONO di essere eterosessuali, per poi spargere saponette in giro per gli spogliatoi. Stanco dei rumors, Lahm è intervenuto a gamba tesa sull’argomento, partorendo addirittura un libro in cui parla ANCHE di tutto questo. Perché a suo dire NO, NON SONO GAY, NON SONO SPOSATO CON MIA MOGLIE CLAUDIA PER PURA APPARENZA E NON HO UN AMANTE A COLONIA.Questa è una speculazione“, continua Lahm, “di cui a me poco importa, non ho nulla contro gli omosessuali e trovo che non ci sia nulla di sbagliato nell’omosessualità, e non avrei nulla da ridire ad un compagno di squadra gay“.
E fino a qui, ci siamo, se non fosse che Lahm si lasci poi andare ad un consiglio alquanto discutibile.
Non consiglierei a nessun calciatore professionista gay di uscire allo scoperto. Avrei paura che potesse finire come Justin Fashanu, che dopo aver fatto coming out, nel 1988, finì per suicidarsi“.
Ora, detto che vivaiddio negli ultimi 13 anni abbiamo fatto passi da gigante sull’accettazione dell’omosessualità nello sport, il paragone con Fashanu è decisamente fuori luogo. Nel 1988 il coming out del calciatore inglese, il PRIMO della storia del calcio, venne accolto in maniera indegna. Rinnegato dal fratello, venne mediaticamente ‘fucilato’ dalla comunità nera britannica, che definì il tutto “un affronto, un danno d’immagine, patetico e imperdonabile”. Solo e disperato Justin venne massacrato dal mondo del calcio inglese, fino all’accusa infamante di stupro, da parte di un diciassettenne, e al suicidio, nel 1998, per impiccagione. Queste furono le ultime parole scritte dall’ex calciatore:  “Sperò che il Gesù che amo mi accolga: troverò la pace, infine“. Quella pace che Fashanu, ricco e famoso, non incontrò in vita, e non per un coming out sbagliato, bensì per un coming out ritardato e per troppi anni taciuto, e soprattutto per colpa di una società omofoba che non ancora oggi non riesce ad accettare l’inevitabile realtà. Perché SI’, gli omosessuali sono anche nel mondo del calcio, e saperlo ufficialmente, o non saperlo, non cambia assolutamente nulla ai fini del gioco e del loro rendimento sportivo. Quindi, Philipp Lahm mio, hai detto una stronzata. Perché il muro dell’omosessualità sportiva va abbattuto a suon di coming out spontanei, e non a botte di forzato silenzio.


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