“Una sorta di Alice nel Paese delle Meraviglie con la mitragliatrice”. Così il regista aveva definito la sua nuova ed attesa creatura, rovinata dal gratuito, spesso insensato e soprattutto noioso eccesso che la caratterizza. Non un film, quanto un videoclip musicale di 90 minuti, in salsa videoludica…
20 minuti iniziali da urlo. Muti, solo musicati, tesi, incalzanti e ritmati da sequenze precise, ralenty a non finire e una cupa fotografia. Tralasciando la fastidiosa, inutile e quasi incomprensibile voce fuori campo, che purtroppo si ripeterà lungo l’arco della pellicola, Sucker Punch inizia in maniera sorprendente, rasentando il capolavoro. Se il buongiorno si vedesse dal mattino, Snyder avrebbe realizzato un altro cult movie. Ma non è così. Perché una volta entrati nella storia, il regista di 300 viene letteralmente lobotomizzato, perdendosi nei meandri della mente umana, e credendosi Christopher Nolan. Ma Snyder non è Nolan, soprattutto dal punto di vista della scrittura, e i suoi piani visionari, tra sogno e realtà, crollano come un castello di carte di fronte ad un ventilatore acceso. Death Proof, Ragazze interrotte, Silent Hill, Moulin Rouge, Ritorno ad Oz, Kill Bill, Sin City. Sono tanti, troppi i film e le atmosfere toccate da Snyder, incapace di gestire il minestrone creato, tanto da finire per sommergere il tutto con un caotico delirio.
Poggiandosi ad una sceneggiatura particolarmente banale, una volta capiti gli incastri, Znyder si lascia inspiegabilmente andare ad un 60 minuti buoni di insostenibile coattume cinematografico, salvato esclusivamente da un sublime supporto scenografico. Abbracciando l’universo dei videogiochi, il regista vola tra mondi infuocati e guerre mondiali, tra draghi e nazisti, ma senza mai convincere. Anzi, a lungo andare annoiando. Colpa di una CG alla Sky Captain and the World of Tomorrow, di effetti speciali non sempre accettabili e soprattutto di un’azione isterica, da mal di testa lancinante, martellante, ossessiva, in cui si spara e basta. Calcando la mano per 3/4 di film, tutto perde di credibilità, tanto da rasentare spesso il fondo della parodia. Si ride, involontariamente, troppo spesso.
A non aiutarlo nemmeno le 5 protagoniste. Mono espressiva Emily Browning, Kidman dei poracci Abbie Cornish, imbarazzanti Vanessa Hudgens e Jamie Chung, accettabile Jena Malone. A cavarsela, tirando le somme, una quasi irriconoscibile Carla Gugino, con Oscar Isaac inconsistente cattivone di turno. Ricchissima ed interessante la colonna sonora, fondamentale nella costruzione e nello svolgersi della storia, così come alcune ‘chicche’ registiche estremamente ammalianti, figlie di una visione d’insieme a tratti visionaria e innegabilmente presente nella concezione registica di Snyder, riuscito però a rovinare tutto perché incapace di porsi dei freni, realizzando così il suo film più personale ma meno riuscito. Ciò che ne resta, purtroppo, è una folle e coraggiosa scommessa, decisamente persa.
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