Il Grinta – True Grit: Recensione in Anteprima

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Il Grinta – True Grit 
 Recensione in Anteprima 
Uscita in Sala: 18 febbraio

Un western in mano ai fratelli Coen, ovvero un sogno per ogni cinefilo, diventato quest’anno finalmente realtà grazie all’incredibile remake de Il Grinta, vergognosamente dimenticato ai Golden Globes e successivamente candidato a 10 Premi Oscar. 42 anni dopo l’originale, che valse una statuetta a John Wayne, Joel ed Ethan hanno riportato in vita l’omonimo romanzo di Charles Portis, rimanendone maledettamente fedeli. Tre anni dopo il trionfo di Non è un Paese per Vecchi, i due leggendari fratelli sono ancora una volta riusciti nell’impresa di stupire, realizzando l’ennesimo capolavoro di una carriera che sembra non voler mai smettere di sorprendere.

Portandoci per mano nelle terre selvagge dell’Arkansas dell’800, i Coen dimenticano il film del 69, dando vita ad un inedito ‘True Grit’, straordinariamente fedele al romanzo, violento e avventuroso, mantenendo il loro inconfondibile tocco ‘ironico’, accompagnato da dialoghi taglienti come lame e pungenti come pallottole, affidati ad un cast semplicemente impeccabile.

Il primo western di una carriera ultra decennale. Da tempo i Coen sognavano di cimentarsi con il genere per antonomasia del cinema americano. Non è un paese per Vecchi ‘omaggiava’ il genere, raccontando la storia in un Texas contemporaneo, dipinto a tinte thriller, mentre Il Grinta trasuda polvere, speroni, fucili e impiccati come tradizione insegna. Mantenendo intatta la voce narrante del romanzo, Joel ed Ethan pennellano i lineamenti di una giovane protagonista, Mattie Ross, audace, temeraria, intelligente, paziente e saggia quattordicenne pronta a tutto pur di vendicare l’omicidio del padre. In un’epoca in cui le donne dovevano semplicemente stare in casa a pettinare le bambole la piccola Mattie si mette sulle tracce di un assassino al fianco di un burbero, vecchio, grasso ed ubriacone sceriffo, chiamato Il Grinta. Profumatamente pagato, a lui spetta il compito di trovare l’assassino del padre di Mattie, per una vendetta da onorare ad ogni costo.

Reinventare uno dei classici della letteratura americana del 900. Questo il compito affidato ai fratelli Coen nel (ri)portare in sala True Grit, romanzo a puntate uscito per la prima volta nel lontano 1968 sul Saturdat Evening Post. Raccontando la storia di una ragazza estremamente coraggiosa, attraverso uno humor cinico ed immediato, una serie di personaggi maledettamente individualisti e trattando tematiche squisitamente americane, True Grit raggiunse immediatamente la popolarità. Nel 1969 fu Henry Hathaway a renderlo cinematografico, modificandone i geni e accompagnando John Wayne al suo primo meritato Oscar. Certi di non voler fare un ‘remake’, Joel ed Ethan hanno semplicemente riletto Charles Portis, portando ‘realmente’ il suo scritto sul grande schermo.

Mantenendo intatte le caratteristiche che l’hanno reso celebre, i due fratelli hanno dipinto un magnifico affresco western, realizzando un film praticamente perfetto. Un film sull’amore di una figlia verso il padre, sulla forza dell’amicizia, sulla violenza di quell’America ancora divisa e sul necessario coraggio che chiunque, anche i più piccoli ed indifesi, dovevano avere per riuscire a sopravvivere. Trascinato dalla patriottica colonna sonora di Carter Burnwell, Il Grinta torna a far splendere un genere che ha fatto epoca, regalandoci dei protagonisti imperfetti, burberi e per questo affascinanti, grazie anche a degli attori in stato di grazia. Scoperta non si sa come e non si sa dove la stupefacente Hailee Steinfeld, eccentrica, diretta, risoluta e spavalda quattordicenne da brividi giustamente candidata all’Oscar come Migliore Attrice Non Protagonista, è Jeff Bridges a far dimenticare John Wayne, interpretando un Rooster Cogburn leggendario. Se l’Oscar a Colin Firth sembrava certo, dopo aver visto il Grinta di Bridges, stanco, appesantito, rude, alcolizzato, barcollante, furioso con il mondo, solo, sbiascicante e bastardo testardo dal cuore tenero, il dubbio si insinua, perché pareva impossibile vedere una prova ancora una volta magistrale 12 mesi dopo Crazy Heart, eppure è successo. Il Grinta di Bridges è fenomenale. Al fianco della ’strana coppia’ ecco poi comparire lui, un Matt Damon finalmente convincente, atipico e diverso da come l’abbiamo imparato a conoscere in sala, non più ‘Big Jim’ ma inimmaginabile Ranger maschilista e strafottente, con Josh Brolin chiamato ad una comparsata tanto veloce quanto riuscita.

A cavallo di un’America che contava ancora solo 38 Stati, i Coen ridanno così vita all’ultimo periodo della frontiera del West, ricostruendo minuziosamente scenografie ed abiti, incorniciati da una fantastica fotografia, calda come il fuoco che brucia alla luce delle stelle e grigia come la polvere da sparo che impazza nelle terre selvagge dell’Arkansas, dando vita ad un’epica pellicola, capace di coinvolgere ed emozionare. Superiore a Non è un Paese per Vecchi, forse alla pari con Fargo, Il Grinta è semplicemente l’ennesimo capolavoro di Ethan e Joel Coen.

Voto: 8,5

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