Ne ha detta un’altra delle sue. E in modo naturale e per niente mascherato, com’è nel suo stile. Una frase dentro un discorso pubblico pronunciato al microfono della fiera di Milano: «È meglio essere appassionati di belle ragazze che essere gay ». Così Silvio Berlusconi ha sintetizzato una sua personale opinione in risposta alla valanga di articoli che occupano pagine e pagine dei giornali, a proposito del «caso Ruby ».
E immediate sono arrivate le risposte indignate degli omosessuali famosi, delle associazioni di categoria, prima di tutte quella dell’Arcigay che chiede le scuse pubbliche del premier per la frase a loro parere offensiva, fino al commento della segreteria del governatore pugliese che invita Berlusconi a sfidare Nichi Vendola in una competizione (elettorale?) nella quale troverebbe sicuramente e addirittura la morte, non specificando sedi morte si intende quella politica o fisica. Ma il senso fortemente critico è evidente, e tutti gli altri commenti sdegnati provengono solo dalla minoranza omosessuale italiana. Una minoranza ipocrita. Chi di noi genitori non sarebbe d’accordo nell’augurarsi di avere un figlio maschio appassionato di belle ragazze invece che di gay? Chi di voi madri in gravidanza si augura di partorire un figlio omosessuale o chi di voi ha mai sentito una donna in attesa dire «speriamo che sia gay»? E quale figlio o figlia gay non ha prima provato con dolore, con disagio e con vergogna ad essere eterosessuale come tutti gli altri? E quanti dei suicidi tra gli adolescenti sono da imputare alla scoperta traumatica e spesso non accettata o rifiutata della propria omosessualità? La stessa natura d’altronde ci ha plasmati fisiologicamente e fisicamente con gli organi genitali attivi e compatibili con un’unione eterosessuale, finalizzata alla riproduzione della specie. Ed anche l’assetto ormonale sessuale naturale non si modifica nei gay e non cambia con il diverso orientamento della propria sessualità. L’omosessualità scientificamente è una condizione umana non patologica, un’espressione della natura come lo è l’eterosessualità, ma che la natura stessa, che mai sbaglia, tende a non far evolvere, a circoscrivere in una minoranza che non ha la possibilità di auto- riprodursi.
L’omosessualità infatti non genera la vita e sarebbe quindi, senza la scienza moderna, una minoranza destinata all’estinzione. Un individuo omosessuale è sempre nato dall’unione di un uomo e una donna eterosessuali, almeno nel momento del concepimento, e il neonato ha la metà dei cromosomi di ciascuno dei propri genitori biologici. Cromosomi sessuali inclusi. Che sono identici a quelli degli eterosessuali. Gli stessi omosessuali ad un certo punto della loro vita avvertono l’istinto e il desiderio di avere un figlio, di riprodursi, di non avere una vita sterile, e quasi mai riescono a realizzare il loro sogno. E la maggior parte di loro non sono perciò mai totalmente soddisfatti e appagati, perché sanno che la loro condizione li costringe a dover rinunciare a qualcosa di importante e di naturale, un figlio proprio, da condividere per sempre con la persona amata. L’omosessualità comunque, una volta condannata e perseguitata per secoli anche dalla Chiesa, è oggi una condizione accettata e riconosciuta da tutti, considerata un’espressione non patologica e vissuta con molta più libertà e serenità. Tranne quando viene sottolineata. Allora si alzano ancora gli scudi. La frase del premier «meglio essere appassionati di belle ragazze che essere gay», che apparentemente può apparire discriminatoria, è invece per Berlusconi una cosa normale e naturale da dire. Anzi per lui è un inno alla vita. A modo suo certo, ma per uno come lui che ama la vita e la vive così tanto e non ne fa mistero, sarebbe inconcepibile preferire una esistenza sterile, senza lasciare il segno fisico di sé. Non è nella sua natura. Lo ha dimostrato in tutti i modi, lo dimostra ancora oggi e continuerà a farlo.
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…. senza parole… sono sinceramente senza più parole……