We Want Sex
Recensione in Anteprima
Dopo l’Erba di Grace e Calendar Girls, torna Nigel Cole con uno dei film più femministi degli ultimi anni, We Want Sex. Accolta senza eccessivo entusiasmo dalla stampa, la pellicola porta sullo schermo l’incredibile lotta sindacale combattuta nel 1968 da 187 donne, capaci di bloccare la produzione della fabbrica della Ford più grande d’Europa, pur di ottenere pari diritti nei confronti dei colleghi uomini.
Senza dimenticare il proprio homour, che ha caratterizzato la sua intera carriera, Cole conquista con una storia che ha fatto la ‘Storia’, ma non convince del tutto a causa di uno script troppo statico, privo di brio e per questo abbastanza didascalico nel raccontare l’evolversi degli eventi. Se la ‘vera’ protagonista, Sally Hawkins, non ammalia, il resto del cast femminile si fa apprezzare, con una Miranda Richardson, nei panni della Ministra con le palle Barbara Castle, come suo solito sugli scudi.
1968. Essex. In una delle tante fabbriche Ford, 187 donne, su 55,000 dipendenti uomini, lavorano come addette alla cucitura dei sedili nell’ala costruita nel lontano 1920, ora fatiscente, con il tetto sfondato e l’acqua che piove dentro ogni qualvolta una nuvola si affaccia all’orizzonte. Dinanzi ad una clamorosa riclassificazione professionale, che le etichetta come ‘operaie non qualificate’, le donne danno vita al primo vero sciopero sindacale ‘femminile’, paralizzando la produzione della fabbrica e chiedendo a gran voce l’uguaglianza salariale con gli uomini. Inizialmente sottovalutata, Rita O’Grady, battagliera portavoce del gruppo, troverà con sua enorme sorpresa nella Ministra Barbara Castle un’alleata per vedere finalmente esaudite le loro richieste…
Una storia che è “Storia”, con la S maiuscola, per un film ben fatto, con un cast all’altezza, una fotografia sbiadita e vintage, una ricostruzione dell’epoca accettabile ed uno script chiaro nel raccontare i fatti, così come avvennero, ma senza mai entusiasmare. Nigel Cole da’ la sensazione di non lasciarsi mai andare, di tenere il freno a mano tirato, con la sua proverbiale ironia troppo spesso trattenuta, facendo così scorrere il film in maniera fluida, senza però coinvolgere eccessivamente lo spettatore.
Autentico titolo femminista, con il ‘girl power’ vero protagonista, il film ha il merito di portare sul grande schermo una pagina fondamentale nella storia delle battaglie per i diritti, mostrando una donna finalmente consapevole della propria forza e pronta a scendere in strada per chiedere rispetto ed uguaglianza, troppo spesso, ancora oggi, dimenticati.
Voto: 6+