Sharm El Sheikh – Un’Estate Indimenticabile
Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: 17 settembre
Dopo i deludenti risultati dei due ultimi cinecocomeri targati Vanzina si pensava che in casa Medusa avessero definitivamente accantonato l’idea di partorire un ‘cinepanettone’ estivo, fino all’arrivo di questo Shar El Sheikh, film che dal trailer e dalla locandina di lancio si pensava potesse addirittura far scendere in picchiata il già infimo livello qualitativo raggiunto dai due predecessori. Ma così non è stato. Senza eccedere con i complimenti, che sarebbero fuori luogo, il film di Ugo Fabrizio Giordani supera abbondantemente gli ultimi titoli targati Neri Parenti e Vanzina Brothers, presentandosi come il miglior titolo ‘di genere’, tutto italiano, degli ultimi inquietanti anni.
Mai troppo volgare, con pochissime parolacce e giusto qualche chiappa in mostra, con un cast affiatato e in parte soddisfacente, uno ’sfondo’ tanto affascinante quanto conosciuto dal pubblico italico, uno script semplice che prova addirittura a cavalcare la precarietà del momento, lavorativa, politica, sociale e sentimentale, Sharm El Sheikh – Un’estate Indimenticabile si fa incredibilmente vedere e sopportare, anche se senza mai esagerare, strappando addirittura qualche sincera risata.
In un paese come l’Italia dove a vincere è sempre e solo il più ‘furbo’, e dove nessuno è disposto a perdere i privilegi raccolti nel tempo, la visione tanto macchiettistica quanto semplicistica partorita da Ugo Fabrizio Giordani calza a pennello. Abbiamo così un padre di famiglia, venditore di polizze assicurative, indebitato fino all’eccesso per via di un muteo milionario, da estinguere in decenni e decenni di duro lavoro. Peccato che l’azienda che gli permette di pagare le rate del mutuo sia finita in mano ad un ‘furbetto del quartierino’, da poco anche diventato Presidente di una squadra di calcio, arrogante e maleducato, ignorante ma milardario, e pronto a tagliare costi ed esuberi dell’azienda. Uno tra Fabio e il collega De Pascalis, in sostanza, sarà licenziato. Onde evitare che ciò accada, i due partono con le rispettive famiglie alla volta di Sharm, dove il presidentissimo vive, in costante collegamento con l’Italia, in una sorta di Paradiso dorato. Qui, tra gag, incomprensioni, malintesi, tradimenti, innamoramenti e bugie, avverrà il fatidico incontro, perché si è disposti a tutti pur di non diventare disoccupati.
Un inizio scoppiettante, seguito da un calo drastico con l’approdo a Sharm, abbastanza piatto, poco divertente e registicamente senza ritmo, per poi riprendersi con il passare dei minuti. ‘Stranamente’ neanche troppo televisivo, considerando il passato del regista, il film supera il confronto con gli altri titoli del ‘genere’ visti recentemente in sala. Grazie ad un Enrico Brignano in grande spolvero e ad un cast di comprimari ben assortito, con un Panariello odioso, una Michela Quattrociocche quasi sopportabile, una Fioretta Mari struccata, invecchiata, riscopertasi attrice e finalmente allontanatasi dall’inferno tv di Amici di Maria, una piacevole Cecilia Dazi, e un’adolescente che stupisce, ovvero Ludovica Bizzaglia, Sharm El Sheikh non sprofonda mai nel becero, provando addirittura a tessere trame e a dare un minimo di profondità ai suoi personaggi. Senza esagerare, ovviamente, ma almeno ci prova.
Ovviamente anche qui non mancano le ‘porcate’, come una Sharm dove chiunque parla italiano, neanche stessimo a Porto Cervo, o una serie di gag e di situazioni viste e riviste, se non addirittura trascinate per i capelli, ma mai senza infastidire, annoiare o lasciare di sasso come troppo spesso ultimamente era capitato con il genere italico ahinoi più sfruttato degli ultimi anni di cinema nazionale. Il cinepanettone, diventato tre estati fa anche cinecocomero, da tempo è ormai uguale a se stesso, fotocopiandosi anno dopo anno, con gli stessi attori, gli stessi registi e location diverse. Cambia l’ambientazione, cambiano i titoli, anche se mai in maniera così evidente, ma non il film.
Questo Sharm El Sheikh, senza entusiasmarsi eccessivamente per l’evento, che rientra ovviamente in questa disprezzabile ma remunerativa categoria, prova a cambiare rotta, attraverso uno script quasi garbato, più o meno attuale e a tratti addirittura divertente. A tratti, per l’appunto, ma anche questo se non è un inatteso miracolo poco ci manca…
Voto: 6