Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: 25 agosto
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Il 2010 ha visto chiudere due tra le saghe animate più amate di sempre. Dopo Toy Story 3, ultimo capitolo made in Pixar, anche in casa Dreamworks hanno deciso di farla finita una volta per tutte con Shrek. Peccato che il 4° capitolo con protagonista l’orco più celebre della storia del cinema non sia neanche lontanamente paragonabile al capolavoro dei pluripremiati ‘cugini’. Dopo un terzo già non esaltante ‘episodio’, Shrek 4 conferma il declino di un franchise nato quasi un decennio fa, riuscito nell’impresa di partorire un sequel superiore all’originale ma poi persosi per strada, a causa di un pozzo di idee raschiato sempre più, fino a toccare il fondo con questo “e vissero felici e contenti”.
Affidandosi al 3D, sbandierato con orgoglio 2 anni fa da Jeffrey Katzenberg in concomitanza del deludente Mostri contro Alieni, Shrek 4 sfrutta furbescamente le potenzialità della terza dimensione, cercando così di nascondere le evidenti falle, figlie di una storia flebile e poco divertente, tutta incentrata sul sentimentalismo più sfacciato e che nulla ha a che vedere con quel gioiello animato che nel 2001 rivoluzionò il ‘modo’ di fare e pensare lungometraggi d’animazione…
Se il nano Tremotino esistesse realmente potremmo fare in modo che questo 4° Shrek non veda mai la luce, facendo così chiudere degnamente una saga per certi versi storica. Per quale scellerato motivo in casa Dreamworks abbiano detto sì ad un 4° ed inutile capitolo di Shrek resta davvero un mistero. Due anni fa Jeffrey Katzenberg venne a Roma per presentare la ‘rivoluzione 3D’ della sua Dreamworks. Il costosissimo Mostri contro Alieni era alle porte e Katzenberg, sborone fino al midollo, annunciò che la sua Dreamworks, da allora, avrebbe realizzato cartoon solo e soltanto ‘pensati’ per la terza dimensione, senza sfruttare quel ‘facile’ 3D in cui oggetti di vario tipo piombano in faccia allo spettatore in sala. Ebbene, dopo Dragon Trainer, inatteso e sottovalutato gioiello di pochi mesi fa, in casa Dreamworks si sono affidati proprio a quel tipo di 3D, semplice e ‘furbo’, per questo debolissimo Shrek.
Palesemente a corti di idee, gli sceneggiatori si sono così appoggiati ad un semplice espediente per ritoccare ancora una volta le corde dell’amore e dei sentimenti tra i due protagonisti, ovvero Shrek e Fiona, allungando la brodaglia per 90 minuti, scorrevoli ma sinceramente tiratissimi per i capelli. Per nulla ‘citazionista’, come i primi due capitoli, e maledettamente poco divertente, con qualche flebile ’sorriso’ che si scontra con le indimenticate e sganasciate risate ìì dei primi due episodi, Shrek 4 conferma la negatività di certi 3D animati, con il colore che si fa più scuro e per questo meno ammaliante, rispetto al tradizionale 2D, senza mai interagire con la storia stessa o anche solo per ampliarne la profondità.
Shrek ha messo su famiglia, diventando così un ottimo uomo di casa. Invece di spaventare gli abitanti del villaggio come con gioia e orgoglio faceva una volta, si trova ad autografare forconi, a cambiare pannolini, ad aggiustare tubi intasati e a raccontare storie intorno ad una tavola imbandita e circondata da amici tutte le sere. Colmo di nostalgia verso i giorni in cui si sentiva un “vero orco”, Shrek stringe un patto con il nano Tremotino, subdolo ‘mago’ capace di strappare con l’inganno scambi apparentemente equilibrati. Peccato che delle clausole siano sempre dietro l’angolo, facendo così finire Shrek in una folle versione alternativa di Molto Molto Lontano, dove gli orchi vengono cacciati, Tremotino è Re e lui e Fiona non si sono mai incontrati. Solo 24 ore dividono Shrek dalla fine del suo mondo, da riconquistare insieme ai suoi amici e al suo unico vero amore, Fiona…
Volevano un lieto fine. Come ogni favola che si rispetti, anche Shrek, diventato celebre per aver ‘ribaltato’ l’universo tradizionale della favola, doveva avere il suo ‘e vissero felici e contenti‘. Ossessionati da questo tarlo, e dalla concreta possibilità di fare ancora una volta cassa (in parte realizzato, visto i 443,743,000 milioni di dollari incassati in tutto il mondo, ovvero quasi la metà rispetto a quelli raccolti da Shrek 2), in casa Dreamworks Animation hanno così dato vita a Shrek 4. Peccato che tutto finisca per apparire forzato, estremizzato e decisamente macchiato da quella stramaledetta sensazione di ‘già visto’. Anche i personaggi inediti che animano questo 4° capitolo, ovvero il nano Tremotino, il Pifferaio Magico e le perfide Streghe, non sono neanche lontanamente paragonabili ai protagonisti dei capitoli precedenti.
Tralasciando qualche risata, e un paio di gag oggettivamente ben costruite, Shrek 4 delude soprattutto dal punto di vista dello script, mai realmente incisivo o anche solo originale. L’animazione è buona, anche perché in 10 anni sono stati fatti passi da gigante, la regia del quasi esordiente Mike Mitchell si salva, grazie anche ad una buona dose di action, ma il paragone con i tre titoli precedenti risulta purtroppo traumatico. In casa Dreamworks hanno provato a replicare i miracoli della Pixar, puntando tutto sul sentimentalismo, misto a romanticismo, senza capire che ciò che riesce a quei maledetti geni, ad Hollywood, riesce obiettivamente solo e soltanto a loro. Sono su un altro pianeta, punto. Ciò che è stato fatto con Toy Story 3 è lontano anni luce da ciò che è uscito fuori con questo Shrek 4, sinceramente umiliato dallo scontato confronto.
Dopo anni di cartoon ‘facili’, dall’ironia spicciola ma piacevole, a tratti volgare ma quasi sempre irresistibile, anche in casa Dreamworks, con l’arrivo del 2010, avevano deciso di cambiare passo, di osare, di sperimentare, di “pixarizzarsi”, con Dragon Trainer. E ce l’avevano fatta, dando vita al loro miglior film d’animazione. Superiore anche allo Shrek originale. Peccato che poi siano ricaduti nella trappola dell’incasso facile, del sequel dal successo scontato, dall’Orco dai botteghini sbancati per tre volte consecutive, finendo per sbattere contro una dura ma evidente realtà. Shrek 4 non doveva nascere. Non così per lo meno. Farlo è stato un errore, un enorme errore che potrebbe compromettere l’annunciato e già in lavorazione spin-off sul Gatto con gli Stivali. La speranza, a questo punto, è che lo spocchioso Jeffrey Katzenberg si faccia un bel bagno di umiltà, insieme al suo sbandierato ed in questo caso inutile 3D, provando magari ad osare, un’altra volta, come i “cugini” fanno con successo da 15 anni a questa parte.
Voto: 5 –