Recensione in Anteprima
Postata da ME anche qui
Uscita in sala: 14 luglio
Ci sono un giapponese, un americano, un russo e un messicano…
probabilmente iniziava proprio così il soggetto partorito da Robert Rodriguez ad inizio anni 90, quando in casa Fox gli chiesero di dare vita ad un nuovo capitolo di Predators. Oggi, 23 anni dopo l’originale e circa 15 dopo quella prima bozza, Rodriguez torna alla sua ‘barzelletta’ in veste di produttore, affidando il compito di riportare in vita un mito a Nimród Antal, in passato regista di Blindato, Vacancy e del low budget Kontroll. Non un remake, e neanche un reboot, Predators 2010 ci riporta alle origini, ponendosi cronologicamente dopo i ‘fattacci’ del 1987, portando l’azione non più in una sperduta giungla terrestre bensì… su un’isola aliena. Praticamente l’evoluzione di Lost.Protagonista assoluto quell’Adrien Brody entrato nella storia per essere il più giovane attore Premio Oscar di sempre, se non fosse che da allora, da Il Pianista, non ne imbrocchi più una. Concentrando tutta la potenza muscolare dell’ineguagliabile Arnold Schwarzenegger di un tempo sul suo maestoso naso, Brody si trova a capo di una squadra di predatori catapultati, a loro insaputa, su un pianeta alieno, per diventare prede. Loro sono i topolini, i Predators le bestie assassine pronte a farli fuori, uno dopo l’altro. Peccato che a lungo andare il giochino si inceppi, trascinandosi stancamente in un’infinita caccia tra leoni ed agnelli, con tanto di momento stra-cult, ovvero il face to face tra un Predator ed un… un rappresentante della Yakuza giapponese.
Un inizio misterioso. Adrien Brody precipita nel vuoto. Sta dormendo, si sveglia di soprassalto, è in volo a planare, con un paracadute che non si apre fino all’ultimissimo secondo, facendolo atterrare in una misteriosa giungla. Insieme a lui, prima e dopo di lui, precipitano altre persone. Dove sono? Perchè sono lì? Chi ce li ha portati? Chi sono gli altri? Cosa li aspetta? Come tornare a casa? Quesiti inizialmente ben seminati da Nimród Antal, se non fosse che molti di questi non conosceranno mai risposta, magari per trovare spazio in un sequel praticamente già annunciato ed ormai prossimo.
Il ritorno di Predators parte così, con una buonissima ed intrigante idea, ovvero quella di spostare l’azione su un pianeta alieno, un campo da gioco dei Predators, dove a fare da preda ci sono i ‘mostri’ del Pianeta Terra, ovvero quei predatori senza scrupoli da cui gli ‘alieni’ vogliono apprendere tutte le tecniche e le strategie di combattimento. Peccato che la base di partenza si faccia presto noiosa, ripetitiva e sinceramente poco accattivante.
Insopportabile lo spocchioso e cinico personaggio interpretato da Adrien Brody, autentico “so tutto io” capace di rispondere a domande di qualsiasi tipo, prendendo immediatamente le redini del gruppo, mentre appare molto più riuscito quello di Alice Braga, con Laurence Fishburne costretto nei panni di un mezzo pazzo sinceramente ridicolo e mal sfruttato. Tralasciando un abbastanza inspiegabile svolta finale, dal punto di vista dell’evoluzione di un personaggio, sinceramente gratuita e malamente orchestrata, ciò che manca a questo Predators è proprio una sceneggiatura capace di mantenersi interessante, lineare e un minimo credibile per poco più di 100 minuti.Promossa l’idea iniziale, la sensazione è che il passaggio successivo, affidato ad Alex Litvak e Michael Finch, non sia mai decollato. Buono il soggetto, di Rodriguez, deludente lo script.
I Predators, dal momento in cui fanno il loro atteso ingresso in campo, sono potenti e ben fatti, anche se ultimamente ci eravamo ormai abituati a vederli così tanto e così da vicino, grazie all’evitabile saga Alien vs. Predators (1 e 2). Quindi nulla di nuovo sotto il sole neanche da questo punto di vista. La regia di Nimród Antal regala pochi spunti interessanti. L’azione c’è, il ritmo è anche accettabile, ma tutto con il passare dei minuti sembra ripetersi all’infinito, con tanto di finale/non finale che spalanca i portoni ad un sequel a questo punto certo. Abbattendo qualsiasi vostra eccessiva aspettativa, e andando in sala con la consapevolezza di andare incontro ad un tentativo di riportare in vita un mito degli anni 80 non pienamente riuscito, Predators si fa anche vedere, grazie all’inevitabile dose di violenza, senza gridare esageratamente allo scandalo.Superati gli sbadigli della seconda mezz’ora, nel finale si inizia finalmente a correre, lasciandosi ovviamente tantissimi quesiti alle spalle, tanto da farvi pensare, a più riprese, lungo l’arco di tutta la pellicola… “ecco, ora arrivano Jacob e Locke e ci spiegano tutto”. Ma Jacob e Locke, purtroppo, non arriveranno mai.
Voto: 5