Recensione in Anteprima
Uscita in sala: 30 aprile
Postata da ME anche qui
16 mesi dopo l’indifendibile Come un Uragano, Nicholas Sparks torna nei cinema italiani con un’altra delle sue drammaticamente insopportabili storie d’amore, The Last Song. Protagonista assoluta la nuova reginetta di Hollywood, Miley Cyrus, chiamata per la prima volta a svestire i panni di chi l’ha resa celebre, Hannah Montana, per interpretare un personaggio finalmente più maturo, in un ruolo che ce la mostra così in una veste completamente inedita.
Peccato che di drammatico non ci sia solo la storia ma la prova d’attrice della Cyrus, semplicemente abominevole. Completamente fuori ruolo, mono espressiva e a tratti quasi fastidiosa, Miley dimostra una volta per tutte di essere a dir poco miracolata, grazie ad un’interpretazione disastrosa sotto tutti i punti di vista.
Come in ogni best seller di Nicholas Sparks che si rispetti siamo ovviamente a due passi dal mare, in una adorabile cittadina balneare nel sud della Georgia, negli Stati Uniti. Veronica, detta Ronnie, è una teenager scontrosa, solitaria, permalosa, cupa, silenziosa e poco socievole. Talento musicale innato, Ronnie non è riuscita a superare il divorzio improvviso dei genitori, separati ormai da anni, tanto da aver smesso per sempre di suonare il pianoforte e litigato definitivamente con il padre, fuggito da New York per tornare nella casa della sua adolescenza. Fino a quando la madre non la costringe a trascorrere le vacanze estive proprio con il papà, insieme al fratellino minore, sperando che i due riescano a ricostruire un rapporto frantumatosi da tempo. Sola e senza amici, Ronnie tornerà finalmente a sorridere dopo aver incontrato Will, primo amore di una vita passata sempre a recriminare, senza riuscire mai a perdonare…
Come Nicholas Sparks riesca a creare i suoi drammatici polpettoni, che tanto successo hanno prima in libreria e poi al cinema, ormai lo sappiamo tutti. Gli ingredienti sono inesorabilmente sempre gli stessi, con una storia d’amore pronta a decollare per poi precipitare nel dramma più assoluto, con relativi finali in cui fiumi di lacrime finiranno per affogarvi. The Last Song, ultimo best seller dello scrittore, ovviamente non è da meno ai predecessori. Meno inguardabile di Come un Uragano, ma solo perchè riuscire a fare peggio era obiettivamente impossibile, il film poggia completamente sul volto a pagnotta della celebre Hannah Montana televisiva, chiamata finalmente ad un ruolo più adulto e complesso.
Per la gioia dei sostenitori del discusso e strombazzato purity ring, la Miley Cyrus di The Last Song è un’adolescente tanto complessa quanto pura. Non beve alcool, non fuma, non mangia carne e non va mai oltre a timidi, casti e cinematografici baci. Che l’altra metà della mela sia un cristone dalle spalle immense, sorriso smagliante, occhi azzurri, capelli biondi e sopracciglia scure, che anche le mamme delle ragazzine del posto si porterebbero a letto, non conta. Miley praticamente non può trombare per contratto. Sarà poi un caso, ma Liam Hemsworth è diventato il suo vero amore anche nella vita. Conosciutisi sul set, i due sono ormai inseparabili. Casta nella realtà, la Cyrus di conseguenza mantiene la sua verginità cinematografica anche in sala, finendo addirittura per abbracciare un ridicolo finale ‘trascendente’. Se lo vedono in Vaticano, The Last Song rischia di diventare il film dell’anno della videoteca papale.
Tutto ciò che non funziona nel film riguarda proprio la Cyrus. Lo struggente rapporto d’amore con il bel Liam zoppica dalla prima scena in cui i due si incontrano, senza mai riuscire a recuperare terreno, proprio a causa dell’inesistente capacità recitativa della cantante, prestata prima alla tv e poi inopinatamente ed immeritatamente al cinema. Non c’è espressione o battuta che sia credibile. Che pianga o che rida, Miley è disastrosa. A tenere a galla l’intera pellicola due personaggi secondari ma importanti come quelli di Greg Kinnear e Bobby Coleman. Se Kinnear, nei panni del padre di Miley, risulta decisamente sprecato, per quanto intenso, è il piccolo Coleman a mangiarsi la Cyrus, sbandierando con orgoglio i suoi appena 13 anni. Alle loro spalle una regia attenta ad alternare caldi tramonti a focosi e particolareggiati primi piani al mostruoso fisico di Liam Hemsworth, giustamente in costume e/o bagnato ad ogni minima buona occasione che gli si presenti
Trascinandosi tra litigi, incomprensioni, inutile sfuriate, corse in acqua, lotte nel fango e nuotate romantiche tra delfini, la storia d’amore tra i due protagonisti vola via raschiando il fondo della banalità, regalandoci un ‘forever‘ scritto su un paio di Converse dopo 3 appuntamenti, un W+V inciso sulla corteccia di un albero con un cuore a fare da cornice (ebbene sì…) al 4° appuntamento, ed un “ti amo” all’appuntamento successivo, senza ovviamente mai andare oltre ai soliti e timidi casti baci, perchè d’altronde si sa, gli adolescenti di oggi della Georgia prima del matrimonio neanche si guardano negli occhi, perchè é peccato.
Il vero dramma, però, non è tanto questo film, ‘mocciata’ made in Usa addirittura sopportabile nel suo essere maledettamente finto, forzato, videoclipparo, adolescenziale e quasi comico, ma il fatto che sette giorni dopo la sua uscita in sala, datata 30 aprile, sbarcherà nei nostri cinema un’altra trasposizione cinematografica tratta da un best seller di Nicholas Sparks, ovvero Dear John! Due film ’sparksiani’ in sette giorni? Ebbene sì, roba da non dormirci la notte.
Voto: 3,5