Basilicata Coast To Coast: Recensione in Anteprima

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Basilicata Coast To Coast
Recensione in Anteprima
Uscita in sala: 9 aprile
Postata da me anche qui

Se l’ha fatto Woody Allen con Vicky Cristina Barcellona, perchè non Rocco Papaleo? Film a ‘depliant turistico’ per il celebre attore, nato a Lauria 52 anni fa e pronto oggi ad omaggiare la sua splendida terra con un road movie musicale, tanto surreale e imperfetto ma coraggioso, visto l’asfittico cinema italiano degli ultimi anni. Basilicata Cast to Coast segna l’esordio alla regia per Papaleo, qui anche ideatore del soggetto e protagonista, per una pellicola che regala decine di cartoline cinematografiche della bellissima Basilicata che, incredibile ma vero, esiste!

Dal Tirreno allo Ionio a piedi in 10 giorni, per ritrovare se stessi, per portare a termine un progetto artistico e di vita, folle e per questo divertente, con un Festival del teatro-canzone come meta finale. Quattro amici, quattro musicisti per hobby, attraversano l’intera regione passando da un paesino all’altro, dotati solo degli strumenti musicali necessari, di un cavallo, di un carretto e di un paio di pannelli solari, scontrandosi con i propri problemi, che ovviamente li seguono passo passo, il loro passato ed il presente lacunoso, tra gag e strambe canzoni…

Uno spottone di 105 minuti alla Regione Basilicata, schiacciata, turisticamente parlando, dalla rinata Sicilia e dal Ciclone Puglia, e per questo bisognosa di un rilancio in grande stile, anche cinematograficamente parlando. Questo ed altro è Basilicata Cast to Coast, commedia musicale grottesca e divertente, interessante nel voler provare a partorire un atipico road movie italiano ma non del tutto riuscita nella sua realizzazione. Se la storia ha spunti apparentemente anche originali, la trama annaspa nel suo evolversi, tra paesini da far conoscere al grande pubblico e stradine di campagna immerse in splendidi paesaggi, con personaggi forzatamente eccessivi, fuori di testa e sempre sopra le righe, troppo sopra le righe. Rocco Papaleo veste i panni di un professore di matematica, novello cantautore in una band di amici, passata alla fase finale del Festival del Teatro-Canzone a Scanzano Jonico, Scanzonissima 2009. Inizialmente desiderosi di far parlare del gruppo dal punto di vista mediatico, i quattro partono alla volta di Scanzano, decidendo di andarci a piedi, facendosi così l’intera Basilicata coast to coast. Un viaggio denso di imprevisti e a conti fatti quasi terapeutico, con una giornalista fredda e riottosa, figlia di un importante uomo politico, al loro fianco, per un tragitto che finirà per far capire a tutti i protagonisti “non tanto quello che sono, ma quello che sicuramente non sono”

Un inizio travolgente, autoironico, con la voce di Rocco Papaleo che si annuncia come quella di Dio, per presentare la Basilicata, terra che in tanti credono “leggenda ma che in realtà esiste veramente”. Peccato che il seguito di Basilicata Coast To Coast stenti, riprendendosi a tratti ma senza mai decollare del tutto. Questo a causa di una sceneggiatura poco fluida, poco ritmata e paradossalmente poco ‘musicale’, nel cambiare finalmente spartito, perdendosi su dei personaggi, anche secondari, forzati e poco delineati. Abbastanza inspiegabile quello di Giovanna Mezzogiorno, inizialmente glaciale, burbera e scontrosa, un po’ folle ed estremamente insicura, senza dare apparenti motivazioni, se non una storiella materna su Babbo Natale, ipotetico trauma da psicanalisi una volta diventata adulta. Al suo fianco troviamo un bravo Alessandro Gassman, in cerca di una gloria televisiva persa nel tempo, star in provincia ma da due anni senza lavoro, un ritrovato Paolo Briguglia, finito in depressione per una disgraziata storia d’amore, ed un muto ed inedito Max Gazzè, traumatizzato da una morte improvvisa che gli ha letteralmente tolto la parola.

Se i quattro attori, compreso l’intenso e divertente Papaleo, ed esclusa il pesce fuor d’acqua Mezzogiorno, funzionano, il film si trascina tra alti e bassi, tra gag simpatiche e dialoghi sagaci, tra momenti più melanconici ed altri semplicemente soporiferi, finendo per dare l’impressione, come spesso ripete il personaggio della Mezzogiorno, “di vedere sempre la stessa scena“, coninvincendo così a metà. Si sente e si vede la poca esperienza di Papaleo, sia in cabina di regia, statica e troppo poco frizzante, che in quella di sceneggiatura, decisamente balbettante, per quello che in definitiva possiamo etichettare come un esordio interessante ma sicuramente difettoso. Detto ciò, ce ne fossero altri 100 di esordi così nel nostro troppo spesso mummificato cinema italiano…

Voto: 6 – –

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