Recensione in Anteprima
Uscita in sala: 26 marzo
Postata da ME anche qui
Casi Umani. Se in casa Eagle avessero voluto tradurre il titolo originale, insopportabile moda nostrana sempre più cavalcata dalle case di distribuzione, Remember Me sarebbe potuto (se non dovuto) diventare Casi Umani. C’era attesa nei confronti di questo titolo della Summit Entertainment, ritorno in sala dopo il boom della saga Twilight del sex symbol ed icona delle quindicenni di mezzo mondo Robert Pattinson, qui nei panni di un personaggio talmente fastidioso da far augurare allo spettatore che da un momento all’altro, durante il film, arrivi qualcuno che gli dia tante di quelle mazzate da toglierlo dalla scena una volta per tutte.
Drammaticamente insopportabile più che drammatico nel genere, Remember Me prende infatti il peggio dei clichè del protagonista bello e tenebroso, giovane e dannato, misterioso, sudicio e trasandato ma per questo inspiegabilmente affascinante, catapultandoli tutti sul povero Pattinson, costretto a vestire i panni di un viziato 21enne newyorkese un po’ bohemien e un po’ radical chic, incapace di reagire alla vita, che non lavora, non studia, perchè totalmente mantenuto dal ricco e stronzo padre, che ovviamente lui odia con tutto il cuore, con una sorellina di 11 anni più ‘caso umano’ di lui ed una ragazza da conoscere e di cui innamorarsi follemente, chiamata a completare il fantastico e tedioso trittico degli “human cases”.
— Attenzione possibili Spoiler —
New York, 2001. Tyler è un giovane indubbiamente disturbato. Da anni non riesce a superare la morte dell’adorato fratello maggiore, suicidatosi il giorno del proprio 22° compleanno, attribuendo l’intera colpa al cinico, duro e bastardo padre. Chiuso perennemente in se stesso, Tyler non studia, non lavora, non ha interessi particolari se non la lettura e la giovane arte di sua sorella, piccolo fenomeno di undici anni che, esattamente come lui, ogni tanto si isola, tanto da essere etichettata dalle compagne di classe come “strana”. Una vita dove Tyler galleggia, senza riuscire nè a nuotare nè ad affondare, fino a quando non incontra Ally, 21enne del Queens traumatizzata 10 anni prima dall’omicidio della madre, avvenuto davanti ai suoi occhi. Tra i due scocca la scintilla, l’amore, fino a quando il passato ed il presente di entrambi non inizieranno ad incontrarsi, portandoci per mano al drammatico, inatteso e “sconvolgente” finale…
Si può riuscire a raccontare una bella, intensa e commovente storia d’amore senza toccare le corde del ridicolo? Sì, si può. L’abbiamo visto in passato e ci auguriamo che tutto ciò possa ripetersi in futuro, ma per il presente, che oggi si chiama Remember Me, non ci sono speranze. Nel film di Allen Coulter tutto è eccessivo. La trama, i dialoghi forzatamente sofisticati, le situazioni apparentemente ‘chiave’, i personaggi, le interpretazioni degli attori, per non parlare poi del finale, talmente gratuito ed evitabile da lasciare sinceramente perplessi, per non dire scioccati (in negativo).
Robert Pattinson è un 21enne traumatizzato, incapace di aprirsi, di confidarsi, impulsivo e viziato, furibondo con il padre assente ma da lui mantenuto, perennemente in bicicletta per le stradone della Grande Mela, con una casa un po’ diroccata a metà tra il ‘cado a pezzi’ ed ‘il sono maledettamente cool proprio per questo motivo’, con immancabile poster fricchettone di Amnesty International alla parete, ovviamente abbellita dalla radical bici appesa con due chiodi, un coinquilino che è la sua ombra, un terrazzo con vista sullo skyline più bello del mondo dove poter strimpellare l’immancabile chitarra e fare pesi, il tutto fumando l’immancabile sigaretta a mezza bocca alla James Dean, appoggiato alla finestra a guardare lo sconfinato orizzonte, con la testa penzoloni e lo sguardo assente, citando anche Ghandi per non farsi mancare nulla. Un 21enne solitario e silenzioso ma innamorato della propria sorellina, undicenne giovane ed incompreso fenomeno nerd della pittura, con cui filosofeggiare seduto sulla celebre statua di Alice nel Paese delle Meraviglie situata a Central Park, al Conservatory Water. Tutto è sopra le righe in Remember Me, ed è questo il problema principale. Lui che scrive al fratello defunto i propri pensieri, andando ogni mattina in quella che era la loro caffetteria, la sorellina troppo matura per la sua giovane età che riesce a creare un caso internazionale per una ciocca di capelli, trasformando il dramma in ridicolo, ed ovviamente lei, l’amata altra metà della mela, Ally, ovvero una Emilie de Ravin costretta ad interpretare una 20enne (era dai tempi di Andrea Zuckerman in Beverly Hills che non si arrivava a cotanto coraggio anagrafico) ancora più caso umano di Pattinson.
Se lui ha infatti ritrovato il corpo del proprio fratello suicida, lei si è vista uccidere la madre davanti ai propri occhi, a soli 9 anni. Della serie “pensavi di aver sofferto, bè io ho sofferto più di te“. Dio li fa e poi li accoppia, si potrebbe dire, in una vera e propria gara al trauma adolescenziale peggiore, se non fosse che a complicare le cose ci siano ovviamente i due padri, ovvero Chris Cooper, agente di polizia mai ripresosi dalla morte della moglie, e Pierce Brosnan, potente uomo d’affari incapace di esternare le proprie emozioni, sicuramente più convincenti dei due figli maledettamente immaturi, e senza neanche strafare. L’approccio tra Pattinson e la de Ravin, volutamente sopra le righe per essere ‘più originale’, finisce però esattamente per creare l’effetto contrario, con lei semplicemente inadatta e lui nemmeno troppo malvagio, considerando l’atroce personaggio, in una storia d’amore che non conosce reali colpi di scena, tra inutili voci fuori campo ed una regia che si osserva compiaciuta, fino al drammatico (in tutti i sensi…) finale, che voi e solo voi dovrete scoprire, senza darvi indizi di nessun tipo, per poter dire, come ha detto il sottoscritto, “ma dai no, non ci posso credere…“.
Voto: 4