Sono le 11:30 del mattino, fa freddo, il cielo è nuvoloso.
Esco dalla piscina, mi sono sparato 50 vasche, di cui 20 di gambe, sono MORTO.
Barcollo, ho la lingua felpata, me fa male tutto.
Come sempre, per tornare a casa passo davanti alla mia edicola testaccina. Ho le orecchie tappate dall’acqua, non sento praticamente un cazzo. Accanto a me una signora, sugli “anta”, ripone il resto nella borsetta. Ha Il Giornale sotto braccio. Tocca a me.
“Salve, Repubblica grazie”.
“Come sempre”, mi sorride la proprietaria, testaccina DOC, che ogni giorno mi chiama “tesò”, “regazzì”, “pischellè” o “ninè”. Aspetto solo che mi offra un panino con la porchetta prima di esternarle tutto il mio amore.
Peccato che alla mia semplice richiesta, “Salve, Repubblica, grazie”, ESPLODA la signora degli spiccietti.
“LA Repubblica”, dice con tono forte, duro e minaccioso, guardandomi dal basso verso l’alto.
“Come scusi?” le chiedo io, completamente sordo per via della piscina.
“E certo, eccola la gioventù di oggi, che fa finta di non capire!”.
“Signora cosa dice, non ho proprio capito cosa mi ha detto, ho le orecchie tappate!”.
“Ho detto La Repubblica… e non Repubblica!”.
Silenzio, momento d’imbarazzo. L’edicolante mi guarda e orienta gli occhi al cielo, io lì per lì non rispondo, mandando su tutte le furie la signora, che sbotta!
“Che fai, non rispondi è? L’ignoranza regna sovrana in questa città, una generazione di ignoranti siete! Che non conosci l’importanza degli articoli? E’ come se chiedessi Corriere dello Sport… è IL Corriere dello Sport, quindi è La Repubblica, non Repubblica!”.
“Signora lei ha perfettamente ragione ma Repubblica è diventato oramai d’uso comune, anche Berlusconi quando l’attacca parla di Repubblica, senza metterci il LA”. Le sorrido amorevolmente, cercando di calmare l’assurda polemica, ma ho osato nominare Berlusconi, non l’avessi mai fatto.
“E certo. Ora è colpa di Berlusconi! E’ sempre colpa di Berlusconi per voi comunisti. Lui l’ha sempre chiamata in modo corretto, siete voi che fate gli intellettuali, quelli superiori, senza nemmeno conoscere l’italiano. E infatti La Repubblica è proprio il quotidiano adatto a voi!”.
E qui prende e se ne va.
Mi giro verso l’edicolante, la guardo, tra il serio e il faceto… “LA Repubblica, grazie!”.
Ride, mi spiega che quella è tipo la matta “borghese” del quartiere. DA EVITARE.
Torno a casa, mezzo sordo, stanco, affaticato, affamato, infreddolito, rincojonito dalle follie della vecchia, vado su YouTube, cerco “Berlusconi Repubblica”, lo trovo. La prova regina, il DNA delle sue stronzate. Anche Silvio la chiama “Repubblica”.
Domani vado in giro con il portatile per Testaccio. Se la ribecco…