Ce n’è per tutti – di Luciano Melchionna: Recensione in Anteprima

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Ce n’è per tutti
Recensione in Anteprima
Uscita in sala: 20 novembre
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Viviamo in una società di merda. A ricordarcelo, attraverso una commedia tanto cinica quanto miserabilmente veritiera, Luciano Melchionna, riuscito ad evitare l’Alaska di penniana memoria portandoci Into The Colosseum. Rifacendosi alle vere commedie all’italiana, capaci tanto di farti ridere quanto di farti riflettere, Melchionna porta in sala un mondo allo sfascio, attraverso una Roma delirante, caotica, stressante, vissuta da personaggi folli, guardati tutti dall’alto da lui, Gianluca, salito fin sopra al Colosseo per trovare pace.

Tratto da una pièce teatrale,
Ce n’è per tutti sale e scende di livello, tra momenti estremamente riusciti ed altri decisamente eccessivi, tra spicciole lezioni di vita e banali riflessioni socio/antropologiche. Pregi e difetti che si sommano, finendo per dar vita ad una buona opera seconda, con tanto di finale a sorpresa, ricca di interessanti trovate registiche, coadiuvate da un cast corale di tutto rispetto, dove giganteggia, ancora una volta, un’inedita ed eccessiva Ambra Angiolini

Un ragazzo troppo sensibile per vivere in un mondo come questo, dove il cinismo ha sfrattato da tempo la sensibilità da casa. Gianluca non riesce più a reggere le contraddizioni della vita. Una sera, camminando davanti al Colosseo, decide di scalarlo. Trovata la pace, lì in alto, Gianluca si accorgerà ben presto che sotto di lui quella realtà, televisiva, mediatica, becera e menefreghista che non sopportava più, sta ora puntando la propria attenzione su di lui. La notizia fa velocemente il giro della città, arrivando ai surreali genitori e agli strampalati amici, che impiegheranno una giornata intera per raggiungere il loro caro amico, finito fin sopra il Colosseo. In questo grottesco caos cittadino, il ragazzo viene affiancato dalla cara nonna, in grado di raggiungerlo per tenergli compagnia, cercando di convincerlo a scendere dal millenario monumento…

E’ un viaggio tanto cinico quanto micidiale all’interno di una città, Roma, e dei suoi cittadini, quello compiuto da Luciano Melchionna. Vediamo così una capitale letteralmente ingoiata dal traffico cittadino e dominata dall’assoluta incomunicabilità, in cui la solitudine e la tristezza regnano sovrane. Attraverso il folle gesto di Gianluca, salito fin sopra il Colosseo, i suoi amici compieranno un viaggio interiore fatto finalmente di socializzazione e libertà, qui intesa come capacità di far uscire tutte le proprie emozioni, positive o negative che siano.

Spaziando tra dialoghi e situazioni tanto tragicamente comiche quanto ciniche, surreali e grottesche, Melchionna non abbandono lo stile teatrale originale della pièce, mantenendone dialoghi e stili recitativi. Ci ritroviamo così dinanzi ad una Stefania Sandrelli nei panni di un “orsetto del cuore” con la parrucca di Mrs. Doubtfire, tanto saggia e stucchevolmente piena d’amore. A dialogare con lei, a 50 metri di millenaria altezza, Lorenzo Balducci, nipote poeta incapace di capire e condividere un mondo così crudele e ricco d’odio. I dialoghi tra i due, sinceramente parlando, spesso rasentano l’imbarazzo, per quanto trascinati, caricati e superficiali, nel voler essere a tutti i costi ‘alti’ e bohemien. Qui Melchionna si perde, salendo e scendendo dal film come in una folle montagna russa, a cui si aggrappa grazie ad uno stile estremamente personale ed interessante, fatto di lenti carrelli, brevi ma riusciti piani sequenza ed ariosi dolly, necessari nel costruire un mondo diviso in due, tra la triste realtà cittadina ai piedi del Colosseo e la salvifica immaginazione di Gianluca, lì in alto, tra le nuvole della città eterna.

Ciò che realmente funziona, poi, è il folle mondo costruito dal regista attorno al protagonista. I suoi macchiettistici amici, in realtà neanche troppo interessati ad andare seriamente a vedere cosa stia combinando Gianluca lì sopra, sono decisamente uno specchio della società che viviamo, tra amori non ricambiati, obiettivi da trovare e diversità da rimarcare. Una società in cui i media enfatizzano i fatti di cronaca, qui presentati da una subdola, meschina ed ‘italica’ Anna Falchi (anche produttrice del film) pronta a tutto per il Dio Audience, tra vestitini sexy ed appariscenti e confessioni familiari ignobilmente mandate in onda.

Notevoli le prove d’attore dell’intero cast. Una piacevole conferma è Ambra Angiolini, ancora una volta pronta a stupire con un ruolo inedito e per lei inusuale. Vederla vestire i panni di una ragazza tanto disinibita quanto oca, con il vocabolario italiano sempre sotto braccio, da leggere dopo aver servito il ‘pappone’ in una fatiscente e pericolante casa di riposo, è un piacere. La sua Eva, donna tentatrice, rispecchia perfettamente la solitudine, capace di portarti tra le braccia di chiunque, pur di trovare un minimo di affetto, con dedizione cercato ma raramente trovato.

Al suo fianco, in un vero e proprio circo di “mostri” cittadini, si alternano Jordi Mollà, il bravissimo Giorgio Colangeli, Giselda Volodi, Francesco De Vit, Marco Aceti, il defilippiano Sandro Giordano, Alessandra Muccioli, l’imbruttita Micaela Ramazzotti ed il silenzioso Arnoldo Foà, nonno di Gianluca a cui viene fatta dire una sola battuta lungo l’intero arco della pellicola. Frocio“, in modo da incorniciare in maniera ancora più nitida un mondo arrivato allo sfascio, al punto di non ritorno, dove a cadere come la neve sono solo insulti fisici e verbali, rabbia ed indifferenza. Perchè di questi, ainoi, ce n’è davvero per
tutti.

Voto: 7 – –

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