Concluso il weekend di deliri, tra George Clooney, la Canalis, Helen Mirren e Terry Gilliam, il Festival del cinema di Roma 2009 si appresta a vivere una nuova settimana, tra proieizioni più o meno attese. Ieri sera, in una Sala Cinema Ikea battuta dal gelido vento polare romano, il Concorso è tornato protagonista, con la proiezione dell’argentino, ed apparentemente interessante, Plan B.
Finito lo strazio pseudo omosessuale del film di Marco Berger, il Festival si è addormentato e sinceramente infastidito dinanzi alla nuova sconclusionata pellicola di Tian Zhuangzhuang, The Warrior and the Wolf, con un amore ‘licantropo’ nella Cina di 2000 anni fa! In attesa dei lupi mannari di New Moon, sicuramete un ricco antipasto.
120 minuti per raccontare un’inattesa ed improvvisa storia d’amore tra due eterosessuali, maschi, mostruosamente attratti l’uno dall’altro. 120 minuti di silenzi snervanti, di primi piani ai volti combattuti dei due protagonisti, a ‘pacchi’ e ‘culi’, 120 minuti per arrivare ad un ovvio finale tirato per le lunghissime, tra ridicoli e massacranti tira e molla sessuali, ingiustificati dal comportamento dei due stessi personaggi. 120 minuti per descrivere semplicemente due ‘repressi sessuali’, pronti a scambiarsi languidi sguardi, battute a doppio senso, teneri abbracci notturni e baci in bocca, cercando scuse improbabili per giustificarli. 120 minuti per accettarsi, in un film da cui si poteva tranquillamente tagliare un’ora, se non addirittura un’ora e mezza! Costato due soldi, macchina digitale, fotografia sgranata, bravi i due protagonisti, Manuel Vignau e Lucas Ferraro, autentico sosia di Gael Garcia Bernal, per un film quasi fastidioso nel suo trascinarsi all’infinito. Insostenibile.