Parnassus: L’Uomo che voleva ingannare il Diavolo
Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: 23 ottobre
Postata da me anche su Cineblog.it
Santa pazzia. Visionario, folle, immaginifico, cervellotico, fantastico, demenziale, teatrale, geniale, semplicemente Terry Gilliam. Attesissimo ovunque “grazie” ad Heath Ledger, morto prima di poter terminare le riprese, Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo si appresta ad incantare il Festival Internazionale di Roma, dopo non aver stranamente entusiasmato la Croisette.
Stranamente perchè Pernassus è il miglior film di Gilliam da 11 anni a questa parte, ovvero da Paura e delirio a Las Vegas, con vette elevatissime alternate a veri momenti di ’stanchezza’, misti a palesi improvvisazioni in cabina di sceneggiatura. Quanto la morte di Ledger abbia influito sullo scritp, oltre ai 3 volti chiamati a sostituirlo, Depp/Law/Farrell, non lo sapremo forse mai, anche se l’impressione è che più di uno zampino alla fine ce l’abbia messa…
Chi scrive venera Terry Gilliam, tanto da considerare Brazil il vero capolavoro del cinema di fantascienza, superiore anche a Blade Runner. I mondi che l’ex Monty Python da sempre riesce a portare in sala sono sogni che diventano realtà, tanto affascinanti e colorati quanto cupi ed inquietanti. Omaggiando (almeno secondo il sottoscritto) a tratti il Beetlejeuce di burtoniana memoria Gilliam con Pernassus ci porta nella Londra di oggi, attraversata in lungo e in largo da uno strano baraccone ambulante. Qui, il misterioso Dottor Parnassus, sua figlia Valentina, un nano ed un giovane raccattato per strada, danno vita a spettacoli circensi con al centro della storia un magico specchio che, se oltrepassato, porta i fortunati in un mondo in cui questi possono realizzare i desideri più fantasiosi.
Vecchio e malconcio, il Dottor Parnassus ha più di 1000 anni, essendo immortale. Questo grazie ad una scommessa vinta con il Diavolo, che ha assunto le sembianze del perfido Mr. Nick. Peccato che nell’arco della propria infinita vita, Parnassus si innamori perdutamente di una donna molto più giovane di lui. Desideroso di poterla conquistare e fare sua, Parnassus strappa un nuovo patto al Diavolo, chiedendo lui di poter tornare giovane e mortale. In cambio, Mr. Nick, pretende sua figlia, se mai ne avrà una, allo scoccare del 16° anno d’età. Il compleanno è ormai prossimo, Parnassus non sa come fermare il patto, fino a quando la strada del carrozzone ambulante non incrocia uno strano giovane, trovato impiccato sotto un ponte della city, tanto affascinante quanto ammaliante e misterioso…
Film completamente ripensato e dedicato ad Heath Ledger, Parnassus vola alto sulle ali della fantasia più estrema, perennemente in bilico tra realtà e finzione. Sullo schermo troviamo così Terry Gilliam, interpretato da un rugoso e convincente Christopher Plummer, che Pernassus lo è da sempre. Provare ad entrare nei suoi pensieri significa entrare in un folle luna park dove è possibile respirare acidi e droghe varie, finendo per perdersi completamente nell’immaginazione più estrema.
Con Parnassus Gilliam si diverte e riflette sull’essenza stessa della vita e della morte, mischiando più volte le carte sul tavolo, finendo per lasciare allo spettatore in sala le capacità di decriptare i vari messaggi spediti attraverso visioni talmente surreali da risultare spesso geniali. Per sostituire il compianto, guascone, truffatore e splendido Heath Ledger, Gilliam si è appoggiato a 3 amici dell’attore, con Law e Farrell superiori a Johnny Depp. 3 volti differenti, narrativamente giustificati dall’utilizzo dello specchio magico, per completare una pellicola che in caso contrario rischiava seriamente di non arrivare mai in sala.
A loro tre e ad Heath si affiancano il millenario Christopher Plummer, il diabolico Tom Waits, nei panni di un favoloso Diavolo tentatore, l’affascinante Lily Cole ed il sorprendente Andrew Garfield, che statene certi farà strada. Decisamente troppo lungo, Parnassus perde alcuni pezzi lungo il tragitto, soprattutto nella 2° e nell’ultima parte, deludendo dal punto di vista musicale, con un tema troppo freddo e circense, riuscendo comunque a sorprendere e ad ammaliare.
Merito di un regista folle, tanto sfigato quanto amato, che da oltre 20 anni ci permette di entrare nella sua incredibile testa, esattamente come Parnassus. Gilliam ainoi non sarà millenario come il suo alter ego cinematografico, ma fino a quando darà vita a pellicole simili, anche se a volte imperfette e zoppicanti, godiamocelo fino in fondo.
Voto: 7