Il Messaggero – The Haunting in Connecticut
Recensione in Anteprima
Uscita in sala: 21 agosto
Postato DA ME anche su CineBlog.it
L’autentico caso horror della stagione cinematografica americana. Dopo aver incassato ben 55 milioni negli States, arriva finalmente anche in Italia The Haunting in Connecticut, tradotto ignobilmente da noi con Il Messaggero. Ennesimo ‘film spiritico’ ovviamente tratto da una storia realmente accaduta, e affidato ad un regista esordiente come Peter Cornwell, il film si rivela invece una piacevolissima sorpresa, tanto da lasciare lo spettatore in un totale stato d’ansia per 90 minuti.
Protagonista della storia è Matt Campbell, ragazzo di 19 anni malato di tumore e per questo bisognoso di cure. Peccato che l’ospedale che sta seguendo la sua terapia stia in Connecticut, costringendo la madre di Matt, Carmen, ad estenuanti e lunghissimi viaggi notturni in macchina. L’intera famiglia decide così’ di trasferirsi vicino l’ospedale, trovando a poco prezzo un’immensa casa vittoriana, ex camera mortuaria. Un passato, quello della casa, che torna a vivere con i Campbell grazie proprio a Matt, assalito da mostruose visioni e da oscure presenze, con un giovane ragazzo, di nome Jonah, che inizia a perseguitarlo. Un giovane ragazzo che in quella casa, decenni prima, era stato un celebre chiaroveggente, un medium, una porta d’ingresso al passaggio degli spiriti.
Il solito film spiritico? In parte, visto che The Haunting in Connecticut colpisce dall’inizio alla fine, traendo forza proprio da quell’essere ’storia realmente accaduta’, tanto surreale nell’essere spiritica (sicuri di non credere nei fantasmi?) quanto reale nel raccontare una storia tragica come quella di un malato di tumore. Proprio da questa ‘umanità’, che spesso tocca vette sentimentalistiche anche eccessive, se non patetiche, parte la pellicola, capace di crescere di minuto in minuto, facendo montare la tensione scena dopo scena. Dal punto di vista della sceneggiatura, siamo chiari, nulla di nuovo. C’è la solita famiglia, la solita casa immensa infestata dagli spiriti e tutto gli altri vari clichè del genere, amalgamati però in maniera decisamente convincente.
Parte del merito va indubbiamente data all’esordiente Peter Cornwell, pluri premiato in passato grazie al cortometraggio horror di animazione Ward 13, perfetto nel creare l’atmosfera e nel saper soppesare i momenti di angoscia e spavento, in un trionfo di vedo e non vedo, di ombre, di ottimi flashback, di immagini riflesse e di terrificanti visioni, capaci sempre di incutere paura e tensione. Evitabile, questo va detto, un omaggio gratuitissimo a Shining di Kubrick (Cornwell come osi…).
Sicuramente superiori alla media del genere le interpretazioni dei due veri protagonisti del film, ovvero Virginia Madsen e Kyle Gallner. Se la prima, sempre poco valutata, torna ottimamente all’horror 17 anni dopo il cult Candyman, il secondo, in arrivo dal televisivo Veronica Mars, stupisce tutti, lasciando di stucco.
Il volto del giovane Kyle, chiamato ad interpretare un 19enne malato di tumore costretto a convivere con un terrificante ‘doppio’, dall’oscuro passato e dal viso deturpato, sembra esser nato per l’horror, inquietando e terrorizzando ad ogni inquadratura. I due, madre e figlio, bucano lo schermo, portandosì così sulle spalle l’ottima regia di Peter Cornwell e la discreta sceneggiatura di Adam Simon e Tim Metcalfe, capaci di portare su carta l’essenza del soprannaturale, tra ectoplasma, sedute spiritiche, apparizioni, visioni, mutilazioni orrorifiche, cadaveri deturpati e scetticismi di varia natura.
Ciò che ne rimane è uno degli horror più riusciti e spaventosi di quest’annata (per il sottoscritto insieme a The Strangers), capace di far saltare dalla poltrona più di una volta, tando da consigliarvi candidamente di portarvi… un pannolino!
Voto: 7+