Uomini che odiano le Donne
Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: 29 maggio
Postato DA ME anche su Cineblog.it
Sono passati 40 anni da quando Harriet Vanger è misteriorsamente scomparsa da una riunione di famiglia. Ad esser convinto che si sia trattato di un omicidio, benchè il corpo non sia mai stato ritrovato, il ricco zio, sicuro che l’assassino si celi in famiglia. Per far luce sull’accaduto, dopo 40 anni di inutili ricerche, lo zio assume un giornalista in declino e pronto ad andare in carcere per diffamazione ed un hacker senza scrupoli, chiamati a scovare l’assassino e il corpo della mai dimenticata Harriet…
Autentico caso letterario dell’anno, con il titolo di libro più venduto in Europa (solo in Italia quasi 700,000 copie) Uomini che Odiano le Donne è solo il primo capitolo dell’ormai celebre trilogia Millennium creata da Stieg Larsson, morto ancor prima che i suoi gioielli uscissero in libreria. Ad occuparsi di questa attesa e temuta trasposizione non Hollywood, che si prepara all’ovvio remake, ma una produzione svedese/danese che ha finito per convincere a metà, realizzando un giallo a tinte thriller sicuramente interessante ma decisamente troppo lungo e poco originale…
E’ difficile. E’ sempre estremamente difficile riuscire a portare in sala best seller tanto venduti quanto amati. Metter mano alla trilogia di Millennium è stato sicuramente uno di quei casi, visto che a Uomini che Odiano le Donne è toccata la responsabilità di far partire la storia. Al regista poi il compito più arduo, ovvero portare in sala il primo capitolo, fondamentale per far conoscere i personaggi principali e dare il via alla trama, con pochi mezzi a disposizione ed un successo che, quando iniziarono le riprese, non aveva ancora toccato simili dimensioni. Basti pensare che i due sequel inizialmente vennero pensati per la tv, per poi far cambiare idea ai produttori dopo il boom mondiale dei libri, tanto da meritarsi anche loro una trasposizione cinematografica.
Ci ritroviamo così un film a più facce, tanto da meritarsi giudizi differenti. Intrigante la storia, ben articolata ed intrecciata, tra misteri, serial killer, donne scomparse, codici numerici e angoscianti fotografie ben utilizzate da Niels Arden Oplev. Alla trama, conosciuta a memoria dai milioni di fan sparsi in giro per il mondo, si aggiungono i due assoluti protagonisti, il giornalista Mikael Blomquist e la hacker Lisbeth Salander. Fondamentale era riuscire a trovare due attori che incarnassero perfettamente i due fantastici personaggi inventati da Larsson, con la scelta che alla fine è ricaduta su Michael Nyqvist e Noomi Rapace.
Lontanamente somigliante a Stellan Skarsgård lui, giornalista d’assalto, pronto a tutto pur di arrivare alla libertà e sempre in prima linea, androgina, punk, efebica, cupa e misteriosa lei, per una coppia che alla fine risulta comunque ben costruita, con un’alchimia interessante e in linea con le premesse del libro. A lasciare il segno indubbiamente Noomi, letteralmente trasformata nel fisico per riuscire a vestire i panni di Lisbeth, donna che odia gli uomini che odiano le donne, dal passato tormentato, dal futuro incerto e dal presente minaccioso. La sua Lisbeth è un indomabile animale, dominatrice assoluta, tanto nel sesso quanto nella vita. Potente, cruda e ancor più dettagliata rispetto al libro la scena dello stupro, che ci mostrerà una Lisbeth tanto astuta quanto vendicativa. Un personaggio strepitoso su carta, ben portato in sala (anche se la Lisbeth del libro la immaginavamo tutti molto più ‘piccola’), con tutte le difficoltà del caso nel riuscire nell’impresa.
Attorno ai due Niels Arden Oplev, grazie anche ad una sceneggiatura non esaltante, monta una regia poco originale e non eccessivamente ispirata, a causa anche della mostruosa lunghezza della pellicola. Troppi 150 minuti, con un’ultima mezz’ora che eccede nei finali, diventando quasi fastidiosa e toccando spesso le corde dell’esagerazione (ma veramente nelle carceri svedesi ai detenuti è concesso di avere in cella il proprio personalissimo Mac portatile, con tanto di connessione ad internet?). Qualche sforbiciata in più in fase di montaggio si poteva e forse doveva fare, così come prestare una maggiore attenzione ai tanto affascinanti quanto inquietanti paesaggi svedesi, magari attraverso una fotografia più particolareggiata e ispirata, capace di mostrarci quella Svezia oscura e criminale portata su carta con tanta astuzia e bravura da Stieg Larsson.
Ciò che ne resta è un giallo interessante, sicuramente inferiore al libro da cui è tratto e probabilmente al di sotto delle proprie possibilità cinematografiche. Anche se diciamocelo… in mano agli americani poteva uscirne una porcata di dimensioni abnormi! Ma prepariamoci pure visto che l’aria da remake è frizzantina e ormai prossima, con Hilary Swank pronta a rispolverare il suo Boys don’t Cry per la Lisbeth in versione stelle e strisce! Iniziamo a preoccuparci?
Voto: 6