Ballare per un Sogno: Recensione in Anteprima

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Ballare per un Sogno
Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: 3 Aprile
Postata da ME anche su Cineblog.it

Lauryn ha un sogno, quello di diventare una grande ballerina. Autodidatta, in viaggio dalla provincia americana alla grande metropoli, Lauryn parte per trasformare quell’ambizione in realtà, partecipando ad un’audizione presso la prestigiosa Scuola di Chicago di Musica e Danza. Ma la realtà è più dura dei sogni, che si infrangono per Lauryn dinanzi ad un secco rifiuto da parte della commissione. Incapace di tornare a casa, dove l’aspetta lo scettico fratello e l’officina del padre deceduto, Lauryn trova lavoro come contabile in un club dove si pratica lo stile di danza burlesque. Qui, tra una ricevuta e l’altra, ritroverà la passione per la danza ed il coraggio di riprovarci, riaffrontando quell’ostica commissione, perchè si deve sempre dare una seconda possibilità, anche ai sogni…

Dimenticatevi Save the Last Dance, Step Up 1 e 2 e titoli simili, perchè questo Ballare per un Sogno, ancora non uscito negli States, non è altro che la versione povera, triste e mal scritta di quei fortunati film. A dirigerlo un regista dall’infinito passato videoclipparo, Darren Grant, di certo non aiutato da un cast dalle capacità recitative sotto i tacchi e da una sceneggiatura che definire imbarazzante è dire poco…

Da mettersi le mani nei capelli. E’ difficile riuscire a salvare qualcosa di questo Ballare come un Sogno, film che già dal poco originale titolo si presenta in tutta la sua scontatezza. Da pellicole simili ci si attendono coreografie interessanti, momenti musicali di alto livello, necessari per andare a tappare quelle falle dello script che si aspettano in egual misura. In questo caso invece no, alle falle si sommano falle, creando così un’autentica voragine d’inutilità.

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Imbarazzante per quanto banale la storia di fondo, con lei, 20enne della provincia americana, rimasta senza entrambi i genitori, con un’officina in fallimento, ereditata dal defunto padre, e un’autentica passione per la danza, che la fa andare avanti giorno dopo giorno, ereditata invece dalla madre, che accantonò quel sogno per dedicarsi alla famiglia. Un sogno da coronare a tutti i costi, fino all’arrivo dell’atteso provino, ovviamente malamente concluso. Presa una porta in faccia, Lauryn si ritroverà così sola e spaesata nella grande metropoli, Chicago… per 5 minuti! Giusto il tempo, infatti, di trovare una sconosciuta in un bar, ovviamente anch’essa ballerina rifiutata guardacaso da quella stessa scuola, diventarci amica per la pelle, andare a vivere da lei e trovare addirittura lavoro grazie a lei, incredibilmente in un club dove sul palco si pratica un particolare stile di danza, il burlesque, il tutto in 24 ore!

Qui ci fermiamo con la trama, anche se potete facilmente annodare tutti i punti rimasti in sospeso, arrivando ad una vostra conclusione, che fidatevi, combacerà perfettamente con quella degli sceneggiatori Duane Adler e Nicole Avril, riusciti nell’impresa di mettere in fila 90 minuti di dialoghi da 2° elementare. A dirigere il tutto un regista fortemente inesperto, con alle spalle decine di video musicali, incapace di barcamerarsi dinanzi ad una pochezza simile, affondata del tutto grazie anche al ’supporto’ del cast.

Sinceramente impalpabile la sconosciuta Mary Elizabeth Winstead, vista nei panni della cheerleader in Grindhouse di Quentin Tarantino, da ricordare probabilmente solo per il bel didietro. Al suo fianco uno dei peggiori attori visti ad Hollywood negli ultimi 100 anni, ovvero un tale Riley Smith, sinceramente miracolato se capace di trovare ancora parti simili. Il suo ‘dj’, infatti, passerà alla storia grazie ad un campionario di battute ed espressioni facciali da guiness dei primati, ovviamente in negativo.

La quadratura del cerchio la otteniamo poi con le coreografie ed i momenti musicali, troppo, troppo deludenti. Accettabili gli stacchetti all’interno del locale, ma il provino finale, che dovrebbe far cadere la mascella dello spettatore tanto elevato lo stupore, rasenta il ridicolo. Non una ‘coreografia’ ma un’accozzaglia di movimenti, montati malamente dal regista con una serie continua di stacchi e soprattutto molto probabilmente ballati con un’altra canzone! La cara Lauryn, infatti, arriva all’audizione senza un pezzo preparato (cosa sensatissima…). A venirgli incontro il nostro amato ‘dj’ che, testuali parole, gli ha ” fatto un pezzo apposta per lei“. A questo punto lo spettatore attento si ricorderà di aver sentito durante il film un pezzo non finito del dj, che lo fa ascoltare proprio a Lauryn. Partirà quindi quel brano per l’audizione finale? No, parte Lady Gaga con Just Dance!

Peccato che la nostra Lauryn sembri ballare tutt’altro, visto che la coreografia che presenta all’audizione nulla c’entra con ciò che si sta ascoltando, dando la sensazione, se non certezza, che in post produzione abbiano semplicemente cambiato la canzone finale, infilandoci dentro proprio la lanciatissima Just Dance. Che poi nessuno si sia accorto che il buon dj annuci lei di avergli “fatto una canzone” (a meno che non sia Lady Gaga mascherata da uomo…), e che la povera Lauryn balli in realtà tutt’altro, questa è un’altra storia. Una storia però utile per capire il livello (bassissimo) di un film che con il ballo ha probabilmente solo una particolarità in comune… i piedi, perchè con quelli è stato fatto, scritto ed interpretato.

Voto: 2

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