Iago
Recensione in Anteprima
Postata da ME anche su Cineblog.it
Uscita in Sala: Venerdì 27 febbraio
Venezia, facoltà di Archiettuta. Iago è un giovane studente, squattrinato ed ambizioso. Ama la figlia del rettore, Desdemona, ricca ed apparentemente fuori dalla sua portata. Povero lui, nato e cresciuto senza un soldo e costretto a lottare contro i raccomandati, in un paese dove la meritocrazia non esiste. Il suo smisurato ego lo porta ad arrivare ad un passo dalla donna e dal lavoro dei suoi sogni, fino a quando dal nulla torna in Italia Otello, figlio di un celebre architetto, amico del padre rettore, che in un attimo gli porta via tutto. Anni di studio e di fatica buttati per colpa di un ‘figlio di’, l’ennesimo. Vendetta, eterna e subdola vendetta. Iago arriva a pensare solo questo, pur di tornare a riavere tutto quello che per un attimo aveva solo sfiorato, prima che qualcuno glielo portasse via con immeritata arroganza…
Un anno dopo il clamoroso successo di Come Tu i Vuoi, torna al cinema il giovanissimo e promettente Volfango De Biasi, nuovamente affiancato da Nicolas Vaporidis e dalla bella e lanciatissima Laura Chiatti. Strizzando l’occhio a Baz Luhrmann, al suo Romeo + Juliet e a tutte quelle trasposizione pop rivisitate in chiave moderna dei classici di William Shakespeare, De Biasi cerca di portare una ventata di novità nello stantio e piatto mondo della commedia italiana, volando però troppo alto. Velleità eccessive per l’opera seconda del regista, incapace di ripetersi a causa di un ego probabilmente smisurato, troppo smisurato…
8 milioni di euro incassati con un’opera prima possono dare alla testa? Forse sì. E’ il caso di questo Iago, interessante idea nata dallo stesso Di Biasi, voglioso di rivedere in chiave giovanilistica un classico di Shakespeare come l’Otello. Per una volta totalmente diverso il punto di vista dell’opera, che passa da Otello a Iago, protagonista subdolo e pronto a governare i fili della gelosia nell’Otello di shakesperiana memoria.
Modernizzando il tutto, Volfango si immagina uno Iago studente d’architettura ai giorni nostri. Cocco del celebre Rettore, Iago è ad un passo dall’avere tutto quello che la vita gli ha sempre negato. Fama, soldi e la donna dei propri sogni, apparentemente irraggiungibile ma ad un nulla dal cadere ai suoi piedi.
Fino al ritorno a Venezia di Otello, figlio di un famosissimo architetto, vecchio amico del Rettore. Proprio Otello finirà per scippargli da sotto le mani l’ambito progetto per la biennale, conquistando anche il cuore di Desdemona, sua amata. Preso da una cieca e rabbiosa gelosia, mista ad un’innata ambizione, Iago inizierà ad escogitare tranelli ed inganni, mentendo spudoratamente a tutti i protagonisti della vicenda, pur di arrivare al proprio obiettivo…
Vola alto, troppo alto Volfango De Biasi, finendo per prendere troppo sul serio questo Iago. Sin dai dialoghi, che risultano essere una sorta di minestrone dove si mescolano citazioni dell’opera originale e slang giovanilistici da strada, il film pretende forse di essere troppo, strizzando l’occhio a ciò che è irraggiungibile, ovvero il talento visionario di Baz Luhrmann.
Tanti (troppi?) gli omaggi (somiglianze?) tra il Romeo + Juliet di luhrmanniana memoria e questo Iago. D’altronde come non pensare a Baz nel vedere la lunghissima e coreografata scena della festa in maschera (addirittura Luca Tomassini è stato scomodato)? E come non pensare a Luhrmann con la tenda trasformata in sipario teatrale con l’ultimissima scena?
Nel mezzo una storia che si ‘ispira’ alla celebre opera di Shakespeare, qui coraggiosamente ritoccata e trasformata, a suon di battute e citazioni. Girato in una Venezia da cartolina, il film vive sulle prove dei suoi tre protagonisti, Iago, Desdemona e Otello, probabilmente pronti a gareggiare l’uno con l’altro nel dimostrare l’inadeguatezza dei rispettivi ruoli.
Come sempre sopravvalutati Nicolas Vaporidis e Laura Chiatti, diventati icone della new generation del cinema italiano sicuramente non per meriti recitativi, mentre indubbiamente ancora acerbo risulta essere Aurelien Gaya, francese nei panni di Otello. Arrivato sul set senza parlare una parola d’italiano, Aurelien alla fine è stato semplicemente doppiato, mandando così a farsi benedire i progressi con la lingua fatti nelle settimane di riprese. Cosa ne è venuto fuori? Un disastro. Considerando che tutto il film è praticamente in presa diretta, potete intuire il papabile fastidio quando quando parla il povero Otello, unico ad essere doppiato, tra l’altro malamente a causa di un sincrono che grida vendetta. Inspiegabili poi alcune parti di montato, con palesi e grossolani errori di campo e controcampo, che sicuramente non hanno giovato al risultato finale. Come nessuno in post-produzione se ne sia accorto, resta un mistero…
Paradossalmente quasi tutti gli attori che ruotano attorno ai tre personaggi fanno decisamente meglio. Partendo dal ‘maestro’ Gabriele Lavia, nei panni di Brabanzio, ostico ma interessante rettore “Radical Chic”, passando per il casinista, viziato, borghese, buffone ed “American Pie” Cassio, interpretato da Fabio Ghidoni, la furba Emilia, interpretata da Giulia Steigerwalt, e soprattutto l’ottimo Lorenzo Gleijeses, perfetto nei panni dell’ambiguo Rodrigo. Chiamati sul set con alle spalle diverse prove teatrali, i quattro riescono riescono probabilmente ad avvicinarsi molto meglio proprio per questo motivo ai personaggi shakesperiani di quanto siano riusciti a fare i tre protagonisti principali, sinceramente fuori luogo. La loro è una recitazione molto teatrale, volutamente eccessiva ma indubbiamente apprezzabile. Dall’altra parte ci ritroviamo un Vapodiris che da solo, per tutto il film, continua a darsi dell’intelligente (con quella faccia…) ed una Chiatti che sempre più dimostra quanto sarebbe perfetta per una carriera nei fotoromanzi, dove ovviamente non si parla. Fosse nata con il cinema muto, probabilmente ci vinceva addirittura un Oscar.
Tralasciando gli intrecci dello script, con relativi finali multipli, il film delude stranamente dal punto di vista musicale. Utilizzata malissimo la colonna sonora, con annesso tema musicale dominante, che non è né carne né pesce, perdendo così quel ‘lato pop’ probabilmente necessario per completare e dare un ‘vero senso’ al tutto. Ne rimane un film tecnicamente non eccelso, con alcuni spunti interessanti ma spesso mal sfruttati. Aberranti alcuni dialoghi, dopo un avvio qualitivamente deprimente la pellicola si riprende leggermente strada facendo, finendo per strappare anche qualche risata, oltre ad una serie infinita di finali (lasciamo perdere quello che vede protagonista Otello, seduto su una panchina…).
Apprezzabile il tentativo di dare in pasto all’affamato pubblico adolescenziale una commedia che si discosti in qualche modo dalle banali sorelle che l’hanno preceduta, facendo conoscere loro addirittura l’intramontabile Shakespeare, meno il risultato finale. Probabile e possibile successo al botteghino, il film rimanda alla 3° prova De Biasi, promosso allo scritto ( Come tu mi Vuoi), eccessivamente pieno di sè e per questo castigato al tema d’Italiano (Iago) con imprescindibile obbligo d’orale (prossimo film) prima del voto finale. E chissà, magari arriverà anche il diploma da regista…
Voto Federico: 4,5
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QUI “l’intervista” ad Aurelian Gaya… per poco non lo stupro! Ragazzi miei che cazzo è…