Imago Mortis
Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: Venerdì 16
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Quattro secoli dopo esser stata inventata, la Thanatografia ricompare nelle sinistre ed inquietanti stanze di una scuola di cinema. Ad incrociarne la strada Bruno, ragazzo spagnolo dal passato tormentato, ipersensibile e visionario, a tal punto da percepire strane apparizioni, che lo porteranno verso una verità fatta di morti, fantasmi e misteri…
Se gli spagnoli son riusciti a reinventare il cinema d’orrore degli ultimi anni, con Amenabàr, Balagueró o lo stesso Del Toro, perchè non provarci anche noi italiani? Questo avrà pensato, e purtroppo gli avranno fatto pensare, l’esordiente Stefano Bessoni, reo di aver realizzato un film troppo pretenzioso, basato su un’idea interessante, con qualche buono spunto, ma mal sceneggiato, montato e soprattutto recitato…
Prendiamo il cinema horror spagnolo dell’ultimo decennio, facciamoci aiutare in fase di sceneggiatura da Luis Bedrejo, sceneggiatore dell’ormai celebre Rec, aggiungiamoci un cast internazionale, impreziosito dalla presenza di Geraldine Chaplin, misceliamo il tutto ed io gioco è fatto. Questo probabilmente avranno pensato i produttori di Imago Mortis, co-produzione Italo/Spagnolo/Irlandese, su cui pendeva l’enorme responsabilità di rilanciare in Italia un genere, quello horror/spiritico/fantastico, dimenticato ormai da anni, fallendo però in buona parte il coraggioso tentativo.
Bessoni si perde nel voler a tutti i costi riprendere le atmosfere che hanno caratterizzato i film di Amenabàr e Balagueró, toppando però completamente nell’amalgama della storia. 38 anni dopo Quattro mosche di Velluto Grigio di Dario Argento, il cinema italiano riprende l’idea della retina capace di fissare l’ultima immagine vista, dal possessore dell’occhio, poco prima di morire. Bessoni e Luis Bedrejo si inventano un fantomatico scienziato, il dottor Fumagalli, inventore nel 600 di questo Thanatoscopio, vero e proprio antenato della macchina fotografica, perchè capace di proiettare l’ultima immagine impressa sulla retina del morto, costruendoci attorno una storia a tinte gialle incapace però di prendere lo spettatore. Non c’è tensione, non c’è pathos, non c’è ansia, non c’è paura. C’è solo un ricercato e pretenzioso stile, in realtà per nulla originale, visto che tutto deve all’influenza spagnola.
Gli oltre 100 inspiegabili minuti di film sono una sincera tortura, perchè lenti, spesso inutili e costretti a dover subire dei dialoghi che purtroppo prendono a piene mani dagli ultimi lavori dell’ormai ex maestro Dario Argento. Non esiste un personaggio ben tratteggiato, una caratterizzazione ben costruita, il protaonista, Bruno, e la sua compagna, Arianna, non vanno oltre le due espressioni facciali (occhio lucido e sorriso lui, sorriso e basta lei), mentre poco o nulla viene ’sfruttata’ l’immensa Geraldine Chaplin, il cui personaggio vive in un autentico limbo di non detto.
Isterico e quasi fastidioso il montaggio, soprattutto nella parte iniziale, mentre tende al ridicolo il finale (ovviamente aperto…), con un omicidio che obiettivamente non può non strappare un amaro e non voluto sorriso. In conclusione abbiamo un’opportunità mal sfruttata. Una storia originale ma pessimamente sceneggiata, soprattutto nei dialoghi, assolutamente troppo lunga, recitata da cani e peggio doppiata. Dal punto di vista registico Bessoni, che merita sicuramente un’altra chance, porta sì una ventata di nuovo ma solo per il cinema italiano, visto che tutto o quasi quello che vediamo l’abbiamo già visto con i più fortunati horror iberici. Apprezzato il tentativo, meno la riuscita finale. Peccato…
Voto Federico: 4,5