Ti stramo – Ho voglia di un’ultima notte da manuale prima di tre baci sopra il cielo
Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: 28 novembre
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In America il genere parodistico/demenziale sbanca i botteghini ormai da anni. Titoli in grado, tra l’altro, di arrivare in Italia per ripetersi, ottenendo anche qui ottimi risultati al box office. Quindi perchè non prendere il ‘filone cinematografico’ più in voga del momento e deriderlo a modo nostro? Perchè non dare vita ad una sorta di Scary Movie all’italiana, sostituendo i film horror con i ‘Moccia Movie’, ovvero i film dal taglio smaccatamente adolescenziale?
Questo ha pensato Pino Insegno quando ha partorito l’ottima idea di tentare una strada assolutamente vergine per il cinema italiano degli ultimi anni. Dai tempi di 3 Metri sopra il Cielo la nostra industria ha partorito una serie impressionante di pellicole simili, quindi perchè non parodiarle? Peccato che ai buoni propositi iniziali si sia sostituito questo Ti stramo, pessimo se non ridicolo tentativo di strappare qualche risata, tanto da far rimpiangere i tanto bisfrattati cinepanettoni…
3 Metri sopra il Cielo, Ho Voglia di Te, Scusa ma ti Chiamo Amore, Notte prima degli Esami, Notte prima degli Esami Oggi, Manuale d’Amore, Melissa P., Come tu mi Vuoi e addirittura Hostel. Questi sono i titoli gettati nel tritacarne parodistico e demenziale dalla ’strana coppia’ registica Gianluca Sodaro/Pino Insegno, qui in veste anche d’attore.
Una pellicola paradossalmente molto importante per l’industria del cinema italiano, perchè in grado di poter aprire o chiudere un nuovo portone di genere, tanto ricco e poco costoso come quello dei film parodistici. Peccato che ne sia venuto fuori un risultato estremamente deludente. Si ride poco, pochissimo, e già questo basterebbe da solo a etichettare il film come un tentativo fallito.
Alle poche risate si aggiunge poi quella fastidiosa ma perenne sensazione di prodotto televisivo, casualmente ed erroneamente finito in sala. Il tentativo di evitare un accozzaglia di sketch tv alla ‘Premiata Ditta’ non è riuscito, dando sempre l’impressione di avere tra le mani un qualcosa con cui si poteva osare molto di più, senza averlo fatto. Chi scrive tra l’altro ama il genere in questione, a differenza magari di tanti vecchi critici bacchettoni che non pagherebbero per vedere uno Scary Movie nemmeno sotto tortura.
La tipica irriverenza, anche volgare, dei titoli del genere made in Hollywood qui è stata mascherata e sostituita con una comicità purtroppo malamente surreale e tragicomica, tanto da far ridere poco o nulla. L’idea di base parte da 3 Metri sopra il Cielo, che trascina la storia con i suoi folli personaggi. Lo Step interpretato da Riccardo Scamarcio diventa Stramarcio, bulletto bello e tormentato con sempre in testa solo e soltanto la moto. Ad interpretarlo una piacevole sorpresa come Marco Rulli, in linea con il personaggio, tanto ambiguo quanto di poche parole.
Al suo fianco lei, Bambi, cesso vomitevole in grado di trasformarsi in “topa atomica” dopo una ripassatina di bellezza alla Hostel. Al loro fianco una serie di macchiette che riprendono lo sbeffeggiato 3MSC, come Tacchino, il migliore amico di Stramarcio, Jack, suo nemico numero uno, Robertina, sorella extralarge e ninfomane di Bambi, Didi, sua logorroica migliore amica, Stefano, insopportabile fattone, Paolo, fratello ‘deviato’ di Stramarcio, ed Extramarcio, padre di Stram. Ad interpretare quest’ultimo lo stesso Pino Insegno, che ci regala qualche battuta divertente e passabile, qualche sketch interessante, ma nulla più.
Nei 100 lunghissimi minuti di film solo un paio di scene si possono etichettare come ‘divertenti’ o pseudo tali. Scene che coinvolgono sempre o il discorso ’sesso’, con un idrante, una finta Monica Bellucci e un delfino come protagonisti. Per il resto è un susseguirsi di improponibili gag e di insopportabili effetti sonori alla Benny Hill, sinceramente imbarazzanti.
Nella mischia Insegno e Sodaro ci buttano anche una serie di camei, quasi tutti poco riusciti. Ci ritroviamo così un Raoul Bova alla Dr.House, un Ciufoli in veste di Preside scolastico, un Giampiero Ingrassia nei panni di un parrucchiere, una Patrizia Pellegrino nei panni di una mamma leggermente ’succinta’ e una Corinne Clery in quelli di una nonna “spazzolatrice” che da giovane se l’è goduta, e nemmeno poco…
Ciò che ne viene fuori è un film che non solo difficilmente farà ridere chi non ha mai visto i titoli presi in giro ma che metterà in seria difficoltà anche tutti quelli che i film in questione li hanno visti. Un titolo che cerca di allontanarsi dalla volgarità facile e becera, quasi volesse comunque essere d’esempio per un pubblico più giovane, per poi portare in sala un padre che prende a capocciate il figlio perchè reo di aver baciato un altro uomo.
Si poteva e si doveva fare meglio. Si poteva e si doveva osare di più. Si poteva e si doveva spingere ancora di più sul piede della demenzialità. Si poteva e si doveva, ma non è stato fatto. Ne è uscito fuori un film davvero poco divertente, tanto da poter affermare… ecco il riscatto dei cinepanettoni!
Voto: 3