Festival Internazionale del cinema di Roma – Galantuomini: Recensione in Anteprima

Condividi



Festival Internazionale del cinema di Roma
Galantuomini
Recensione in Anteprima
Uscita in sala: 14 novembre
Postata anche qui

Particolarmente atteso, Galantuomini di Edorardo Winspeare è finalmente approdato al Festival Internazionale del Film di Roma, raccogliendo applausi ‘con riserva’. Dopo Pizzicata, Sangue Vivo e Il Miracolo, Winspeare è tornato a riprendere la sua terra, martoriata dalla Sacra Corona Unita, ‘mafia salentina’.

Winspeare porta in sala una storia d’amore tormentata tra un magistrato, appartenente alla borghesia, un ‘galantuomo’, e una donna figlia di contadini diventata boss della malavita organizzata pugliese. Un rapporto impossibile tra due persone così diverse e così simili, con l’amore pronto ad entrare in aperto contrasto con la ‘legge’ e tutto ciò che essa rappresenta, perdendosi però in un finale talmente surreale da risultare indigeribile…

Edoardo Winspeare è indubbiamente un talento del cinema nazionale. L’aveva dimostrato con i lavori precedenti e si conferma tale con quest’ultimo film, dal punto di vista prettamente stilistico indubbiamente pregevole. Splendida fotografia, buona la regia, con degli interni finalmente ripresi in maniera sensata, interessante la sceneggiatura, con lunghissimi silenzi ma con una buon senso del ritmo, spesso rallentato per dar ancora più forza al melodramma. Perchè questo è Galantuomini, un melò.

La malavita organizzata pugliese e la Sacra Corona Unita fanno solo da sfondo, da cornice alla tormentata storia d’amore tra una straordinaria Donatella Finocchiaro e un apprezzabile Fabrizio Gifuni, nei panni di un magistrato distrutto dall’eterno dilemma shakespeariano: come comportarsi con le regole, la legge, quando entra in gioco l’amore, la passione?

Un dilemma che purtroppo, e questo è il punto dolente del film, viene rappresentato in maniera non troppo convincente da Winspeare, con un personaggio, quello del magistrato, decisamente poco credibile. Tutta la parte finale entra in un tunnel a dir poco surreale, con il rapporto dei due pronto improvvisamente ad esplodere.

Passi l’amore, e l’insensatezza che questa porta, ma vedere un magistrato fare, e soprattutto non fare, quello che finisce incredibilmente per fare Fabrizio Gifuni è troppo, anche per un melodramma travestito da ‘altro’ come questo. La tranquilla passeggiata mattutina finale per Lecce, con una ricercata in casa, si poteva e doveva evitare, come la doppia scena di sesso con tanto di orgasmo, inutile alla storia.

Indubbiamente il miglior film italiano visto fino a questo momento al Festival di Roma, ma con una discussa e discutibile ultima parte pronta a rovinare il buon lavoro della prima ora e mezza. Menzione speciale per Donatella Finocchiaro, fantastica nei panni di un boss dall’anima tormentata, e per Beppe Fiorello, uscito dai successi televisi per interpretare un malavitoso dal cuore nero credibilissimo nella sua irruenta foga.

Resta indubbiamente l’amaro in bocca per un personaggio, quello del magistrato, poco riuscito e poco credibile, e di un finale troppo surreale, anche per un melò. Peccato…

Voto: 5,5

Autore

Articoli correlati

Impostazioni privacy