Festival Internazionale del Film di Roma – La Banda Baader Meinhof: Recensione in Anteprima

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Festival Internazionale del Film di Roma
La Banda Baader Meinhof
Recensione in Anteprima
Uscita in sala 31 ottobre
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Un decennio di attentati, bombe, sequestri, un decennio di terrore e morte targato RAF, Rote Armee Fraktion, denominata dalla stampa Banda Baader Meinhof, gruppo terroristico di estrema sinistra che ha segnato gli anni 70 della fragile Repubblica Federale Tedesca. L’imperialismo americano è il nemico da battere, a pensarlo, e di conseguenza ad agire, Andreas Baader, Ulrike Meinhof e Gudrum Ensslin, estremisti idealisti pronti a tutto e capaci di tenere accesa la miccia del terrorismo tedesco per oltre un decennio.

Seguendo le ormi del Romanzo Criminale di Placido, La Banda Baader Meinhof di Edel porta sullo schermo gli anni di piombo che hanno macchiato di sangue la Germania degli anni 70. Tratto da un bestseller di Stefan Aust, il film porta in sala con forza, violenza e decisione gli avvenimenti che sconvolsero l’Europa intera in quei terribili anni, grazie anche ad una serie di performance recitative a dir poco straordinarie…

La storia delle Brigate Rosse di Germania. Questo è La Banda Baader Meinhof, secondo film tedesco al Festival, dopo il deludente Schattenwelt visto ieri, a concentrarsi sul delicato tema. Due film che portano in scena il terrorismo di estrema sinistra nel giro di nemmeno 24 ore e la polemica politica su questo discusso Festival di Roma è nuovamente pronta ad esplodere. Ma La Banda Baader Meinhof non merita di entrare nella rissa perchè film importante e imponente che minuziosamente, in 150 minuti di pellicola, riporta in sala 10 anni di terrore, dalle proteste studentesche contro lo Stato dello Scià di Persia del 1967, finite nel sangue, al dirottamento con relativi ostaggi di un aereo della Lufthansa del 1977, passando per l’attentato ai Giochi Olimpici di Berlino del 1972 e l’ultima sanguinosa uccisione del 1977, ai danni di un’importante industriale tenuto in ostaggio per settimane.

Assecondati per anni dai connazionali, con 7 milioni di simpatizzanti all’inizio degli anni 70, i membri della Banda Baader Meinhof si evolsero nel tempo, tuonando contro il capitalismo americano, la guerra in Vietnam e contro lo stato di Israele, nella speranza di riuscire a dar vita ad una ’società migliore’, finendo invece per formare solo un temibile e sanguinario gruppo terroristico.

Tutto questo Uli Edel lo porta in sala attraverso una dettagliata ricostruzione scenografica dell’epoca, con credibili e imponenti scene di guerriglia urbana e senza lesinare nulla su esplosioni, sparatorie e materiali d’epoca, perfetti per incorniciare alla perfezione la verosimiglianza del tutto. A completare il quadro un’ottima colonna sonora, che spazia da Janis Joplin ai Deep Purple, passando per il Bob Dylan dei titoli di coda, e un magnifico cast. Straordinaria Martina Gedeck, chiamata ad interpretare Ulrike Meinhof, giornalista di sinistra pronta ad entrare in prima persona nel movimento studentesco antiautoritario e anticapitalista, sorprendente Johanna Wokalek, nei panni di Gudryn Ensslin, spietata ‘donna’ del capo, e come suo solito magnifico Moritz Bleibtreu , chiamato a vestire i panni del ‘mito’ Andreas Baader, in lotta fino all’ultimo secondo di vita.

A loro tre si affianca un saggio e duro Bruno Ganz, nei panni dell’inossidabile Horst Herald, capo delle forze di polizia che diede loro la caccia per tutto il decennio. Polemiche politiche a parte il film riporta ottimamente, cinematograficamente parlando, 10 anni di storia politica della Germania degli anni 70, senza risparmiarsi praticamente su nulla.

Dalla durata infinita di 150 minuti solo l’ultima parte, relativa al processo dei membri della Banda, perde mordente, senza però intaccare l’impianto stilistico, registico e scenografico di un film imponente e importante, capace di disegnare una pagina di storia tanto recente quanto ancora vista con ‘timore’, e per questo meritevole di trasposizione cinematografica…

Voto:7+

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