Vicky Cristina Barcelona: Recensione in Anteprima

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Vicky Cristina Barcelona
Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: Venerdì 17

Una calda estate a Barcellona. Questa è l’avventura che vivranno Vicky e Cristina, amiche per la pelle totalmente diverse e in cerca di sensazioni diametricalmente opposte. L’amore viene visto da entrambe con occhi differenti, pronti ad allinearsi quando simultaneamente cadranno sul sensuale e provocante Juan Antonio, pittore che farà perdere loro la testa ma ancora legato all’ex pazza moglie, Maria Elena. Tre donne, un uomo e quattro visioni contrapposte dell’amore, incorniciato dalla splendida e passionale Barcellona…

Chiusa la trilogia londinese, iniziata magnificamente con Match Point e conclusasi malamente con Cassandra’s Dream, Woody Allen sbarca in terra spagnola portando sullo schermo una filosofica, lenta e macchinosa ‘favola d’amore’, capace di ubriacare lo spettatore con cascate di vino, fiumi di parole e valanghe di primi piani, in un film difficilmente giudicabile ma sinceramente non promuovibile…

Premessa fondamentale. Chi scrive ama Woody Allen, e quando dico Woody Allen non dico l’Allen che negli ultimi 10 anni in una sola occasione è riuscito a partorire un film degno di portare il suo nome, ovvero Match Point. Il Woody Allen di Vicky Cristina Barcelona finisce purtroppo per alimentare un forte sospetto, ovvero quello di aver ‘adattato’ il suo ‘marchio’ al produttore di turno, alla città pronta ad accoglierlo a braccia aperte, riempendolo di soldi, per entrare ufficialmente nella sua ultima opera creativa, con il rischio che lui stesso si trasformi sempre più in una sorta di ‘catena di montaggio’ da comprare al miglior prezzo…

Ciò che ne viene fuori è una splendida cartolina di 100 minuti di Barcellona, ‘fotografata’ in tutti i suoi luoghi simbolo, con la scusa delle turiste americane in trasferta spagnola, con tanto di escursioni ad Oviedo e dintorni e di ‘pro loco gratuita alle tradizioni musicali ed eNogastronomiche della città. Fatto ciò Woody ha cercato di costruire una storia attorno alle ‘obbligate cartoline produttive’, dando vita ad una sorta di favola filosofica su cosa sia l’amore.

L’amore secondo Allen è passione, follia, tradimenti, violenza, gelosia, l’amore è inspiegabile, è autodistruzione allo stato puro, è impulsività, trasgressione, è romantico solo se inappagato, l’amore è tutto e niente, e proprio con il tutto e il niente gioca il regista, disegnando una storia flebile, lentissima fino allo spasmo, ricchissima di dialoghi e di primi piani, a volte convincente e troppo spesso no.

Come protagonisti della pellicola abbiamo una sensualissima Scarlett Johansson, disegnata come un’eterna artista alla ricerca continua di se stessa, lunatica, intollerante, nevrotica, impulsiva, disinibita e pronta sempre e comunque a farsi travolgere dalla passione. Al suo fianco Rebecca Hall, ovviamente totalmente diversa dalla cara amica, essendo felicemente fidanzata, posata, sempre con i piedi per terra, controllata e tutta d’un pezzo, fino all’arrivo di lui, Javier Bardem.

Pittore spagnolo dal fascino irresistibile, sfacciato, pronto a vivere la vita giorno per giorno e sessualmente inappagabile, Bardem farà perdere la testa ad entrambe le ragazze, dando dimostrazione di come l’amore sia totalmente irrazionale, con Penelope Cruz, magnifica e irruenta sua ex moglie, pronta ad entrare in scena come mina vagante all’interno dello strano trio. Allen tira i fili del discorso attorno a questi personaggi prendendo a pieni mani dal clichè Bohemien, disegnando lui come un pittore, la Johansson come attrice/regista fallita trasformatasi nel giro di un mese in una magnifica fotografa, perchè ‘artista dentro’ e la Hall come appassionata d’architettura spagnola.

Chiuso il cerchio dei clichè Woody dispensa bicchieri di vino lungo tutto l’arco della pellicola, impreziosita dalla solare Barcelona di Giulia Y Los Tellarini e rovinata da una onnipresente e fastidiosa voce narrante che rende il tutto una sorta di favola, raccontata a noi spettatori. La sensazione che ne resta è quella di un film incompleto, eccessivamente lento, che non tocca i toni ‘da commedia alleniana’ ne quelli particolarmente romantici, finendo per finire in un limbo che non fa altro che puzzare di mega spottone turistico alla splendida città catalana. Ci sono alcuni momenti interessanti e alcuni dialoghi fulminanti, buonissima è l’interazione tra tutti gli attori ma da Allen ci si deve aspettare qualcosa di più.

Un film che sicuramente dividerà critica e pubblico, tra chi lo amerà e chi lo odierà dopo nemmeno 30 minuti, tra litri di vino e dialoghi infiniti, per quello che purtroppo risulta ormai essere il marchio di fabbrica di Woody Allen degli ultimi anni. Il discorso purtroppo è sempre lo stesso, da una vita Woody partorisce in media un titolo l’anno, finendo per realizzarne ‘di decenti’ solo uno ogni tot anni e di conseguenza ogni tot film. Peccato che dopo Match Point ne siano arrivati solo tre… quanti ne dovremo ’sopportare’ ancora prima di ritrovare il VERO Woody?

Voto: 5

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